Bigenitorialità: questa sconosciuta! pensieri di una mamma

Mi ricordo quando mi hanno chiesto cosa pensassi della bigenitorialità, la prima volta. Mi ricordo che ho alzato un sopracciglio, stupita, anche un po annoiata.

Non sapevo si chiamasse così la possibilità di amare, seguire attivamente e nel modo piu efficace e presente possibile la vita dei figli da entrambe le figure genitoriali.

Per me è una cosa ovvia, auspicabile e doverosa.

Per tutti…per i figli, in primis.

Per garantirgli la possibilita’ di godere e “subire” i genitori per il maggior tempo possibile. Perché, anche se tendiamo a non ricordarcelo abbiamo una grande responsabilità nell’educare quelli che saranno gli “uomini e le donne” di domani.

Quindi sorridevo, pensando che fosse una precisazione ovvia.

Mi sono dovuta ricredere.

Non è cosi ovvia.

Come tutte le cose che dovrebbero essere “ovvie” sono spesso oggetto di strumentalizzazione e oggetto di ripicca e di rivalsa nei confronti dell’altra parte.

Ci sono padri e madri che cercano di annientare l’altra figura genitoriale, chiedendo affidi esclusivi, impedendo le visite , scappando in altre città, solo per una propria rivalsa personale, perché pieni di livore e di frustazione.

I perché possono essere tanti: perché di quella persona si vuole il male, perché ci ha ferito, tradito , umiliato.

Perché si è rifatta una vita e questo invece a noi manca.

Perché ci scoccia da morire dare dei soldi a chi si reputa immeritevole di ricevere una parte di ciò che si guadagna a fatica.

Perché bisogna abbandonare l’idea che i soldi li tenga l’ex, ci faccia le crociere o si compri le borserte firmate …in realtà quei soldi servono per permettere ai figli una vita più dignitosa.

E allora da donna, da madre, mi sento di dire questo: non confondiamo quella che è la bigenitorialita, il diritto e il dovere di crescere i figli con amorevole presenza, coinvolgendoli nella nostra vita e sentendoci partecipi nella loro, con altro.

I figli non saranno felici se li strappi dal loro contesto dal quali sono sereni e accuditi per qualche centinaio di euro o per ripicca, per comodità o per frustazione.

Loro pagheranno per tutto questo; soprattutto quelli piu fragili, quelli a cui non vengono date risposte.

Anche perché non sempre si può.

Ma tutto questo non lo dico solo a voi…lo dico anche a me.

Per me che sarebbe troppo facile parlare male di un padre volutamente assente ma pieno di pretese; dal giudizio e dall’offesa facile consguenze di chiara frustazione.

Sarebbe troppo facile pensare che la bigenitorialita sia una gran buffonata, che poi chi si “smazza” i pargoli sono sempre gli stessi, che è un gran bel dire, ma che la realtà è ben altra cosa.

Troppo facile …ma non lo farò.

No, perché questo mi spinge a crederci ancora di più.

Cercate, cari papà, di essere quello che fanno la differenza.

Quelli che sanno che essere presenti nella quotidianità di un figlio; preoccupatevi di come si veste, se studia, accompagnatelo nelle attività sportive, alle feste di compleanno.

Bigenitorialità vuol anche dire svegliarsi di notte se fa la pipi’ a letto o se vomita, sorbirsi per una decina di volte  ( almeno) sempre lo stesso cartone animato che a lui/lei piace.

Non giudicate noi mamme se manifestiamo, anche noi, il desiderio di ritagliarci degli spazi, per vivere una vita sociale degna di essere vissuta

Non è semplice essere “ mamma a tempo pieno” da sole; non è sempre quella “ benedizione” che tutti ti professano e che tu vorresti scongiurare.

Bisogna capire che i figli vogliono presenze, anche se a volte le cacciano, che li indirizzino, che li ascoltino e non li giudichino.

E come si fa se non si perde occasione per criticare l’altro ed esporlo alla pubblica gogna?

Cercate di capire se è felice, se ha fiducia in se stesso e se si stima, cercate di esserci sempre!

Perché la loro serenità è il nostro risultato migliore e non è detto che non si possa raggiungere assieme, ognuno nell’assunzione delle proprie responsabilità e dei propri diritti.

I vostri figli vi ringraziernanno….

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FamTech come “Family Technology”: la tecnologia applicata alla Famiglia
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Festa del Papà? con Periferie al Centro lo è davvero!

Mi è capitato recentemente di partecipare a Milano a una serata del progetto Papà al Centro, in occasione di un incontro con Alessandro Curti, autore del libro Padri Imperfetti e del romanzo Mai più sole e di prendere preziosi spunti per festeggiare con voi la festa del papà.

L’evento tenutosi presso lo spazio associativo di Periferie al Centro mi ha permesso di fare assieme ai tanti genitori convenuti  una serie di importanti e preziose riflessioni circa il ruolo del padre nella odierna società Italiana.

E’ stato molto bello sentire la voce dei papà, delle tante mamme e di alcuni nonni presenti. Davvero interessante constatare di persona come lentamente ed inesorabilmente la figura paterna si sia evoluta nel corso degli anni.

Papà al Centro mi ha fatto capire che il nuovo status di papà è una realtà e per questo motivo ho deciso di raccontare sul blog le impressioni raccolte.

La serata traendo spunto dai due libri di Curti ha orientato poi la propria attenzione verso un confronto “al maschile” dove i temi della genitorialità sono stati affrontati cercando di descrivere il nuovo modello di papà di cui sempre più spesso si sente parlare.

Le molte mamme presenti, sensibili alla tematica, hanno supportato il ragionamento e, partendo dall’assunto che l’arrivo di un figlio anche per un padre rappresenta un punto di straordinaria emotività, si è provato tutti assieme a dare una descrizione di questi nuovi papà dei Millenials

Un Mammo? un Superpapà? un Uomo Nuovo? molte le considerazioni che mi hanno toccato nell’intimo ma di certo c’è che la figura paterna sta vivendo una profonda trasformazione.

Un salto epocale dove i vecchi modelli non funzionano più e dove le antiche regole appaiano vetuste e insignificanti agli occhi dei nostri figli i quali ci aiutano ogni giorno a riscriverle soverchiando gli schemi precostituiti.

Assieme, uomini, donne, nonni e nonne abbiamo analizzato la nuova figura genitoriale giungendo alla conclusione che si è passati dal modello autoritario, tipico della cultura degli anni 50 al modello “autorevole” dove però il maschio fa fatica a trovare la giusta collocazione, a comprendersi e soprattutto a condividere le proprie emozioni.

Confusi dai media, dalle pressioni di un mondo del lavoro sempre più competitivo e agguerrito, da richieste di performance altissime in qualsiasi settore della propria vita i papà corrono il rischio di non riconoscersi più essendo disorientati e spesso senza alcun punto di riferimenato a sostenerli.

Da qui la grande novità: un posto dove i padri si incontrano e parlano di paternità! Un luogo fisico dove gli uomini possono parlare fra loro dell’essere padre, raccontare dei propri figli e perché no anche delle loro emozioni.Le madri sin dall’alba dei tempi sono state detentrici di questa prerogativa che oggi, anche grazie all’esperimento milanese, diventa accessibile anche a noi papà.

Dal canto loro le mamme si sono fatte sentire durante l’intero arco della serata. Il loro contributo è stato fondamentale per capire se il papà del duemila piace anche a loro e devo dire che hanno dimostrato di apprezzare molto a patto che “il nuovo”  non si proponga come la brutta copia della mamma o peggio ancora come un mammo.

La scoperta? Sono tanti i papà a cui piace sentirsi tali nella nuova accezione: sensibili, attenti e premurosi ma soprattutto dotati di grande empatia nei confronti dei propri figli.

Sempre più spesso i nuovi papà si raccontano: precursore fu Silvio Petta che grazie a Facebook e alla sua community di oltre 290.000 fan diede vita a Superpapà  la più grande community di papà in Italia che nasce nel 2010 con l’intento dichiarato di rivalutare la figura del Padre, parlare di paternità in rete come non si era mai fatto prima”.

Subito dopo il mondo dei bloggers si apriva al nuovo “movimento”: ecco che vediamo nascere in rete personaggi dal carisma unico come Federico Vercellino che scrive di Padri su Alley Oop – ilSole24ORE o figure poliedriche e istintive come Sharing daddy alias Francesco Facchini fondatore di “Italian Mojo”

Concludo con alcune considerazioni per noi Padri separati: a causa della nostra “assenza”, intesa in senso fisico, a volte può capitare di sentirci ancora più soli, disorientati e senza la possibilità di parlare né di condividere le proprie emozioni.

Come possiamo fare per supportare la nostra figura genitoriale cercando di offrire il massimo ai nostri figli nonostante l’ipossibilità di vivere la quotidianità? La mia personale risposta è molto semplice: presenziare e partecipare in maniera attiva, empatica e continuativa cercando di offrire il massimo della vicinanza emotiva.

Su di noi papà separati grava il rischio di cadere nella “controfigura” del padre da week end e da questa occorre tenersi alla larga! Un papà giocherellone che non si occupa di educare ma solo di essere divertente e accomodante non può supplire in maniera idonea alla crescita psicofisica della prole.

I Padri, tutti i papà, siano essi separati o meno hanno bisogno di imparare a guardare il mondo con gli occhi dei figli e di focalizzzre la propria attenzione sul proprio ruolo contenitivo.

Pare evidente che i valori da trasmettere per noi padri separati siano gli stessi degli altri papà.

Il mondo sta cambiando e così anche la pronunce della Giurisprudenza Italiana sempre più propense a valorizzare la figura paterna quando questa dimostri la propria adeguatezza e volontà di esserci e come padre e come educatore.Con sempre maggiore impatto la figura del papà viene costantemente riconosciuta e apprezzata quindi spetta a noi ora il diritto dovere di dimostrare di essere all’altezza.

Un augurio a tutti i Papà e che sia un 19 Marzo pieno di affetto e allegria !

                                                                                                                                            alfonso@2houses.com