Limitazione della capacità genitoriale: serve una riforma?

divorce is bad for children - 2houses

I procedimenti di limitazione della capacità genitoriale sono regolati dagli artt. 330 e ss. del c.c. sono tendenzialmente aperti su ricorso del Pubblico Ministero presso il Tribunale dei Minori previa segnalazione dei Servizi sociali, scuola o altro ente pubblico o privato di fatti pregiudizievoli al minore o comunque di presenza di carenze nella capacità genitoriale tali da pregiudicare l’interesse del minore stesso.

Lo svolgimento di tali procedimenti è retto dalle norme del codice di procedura civile che regolano tutti i procedimenti c.d. di volontaria giurisdizione che non garantiscono nel concreto un effettivo diritto di difesa, paragonabile a quello garantito nel processo ordinario, atteso che l’ammissione di ogni mezzo istruttorio è rimessa alla discrezionalità del Tribunale.

Questo vuole dire che in questo tipo di procedimenti le parti non hanno garantita la possibilità di dedurre prove orali, indicare testimoni, produrre documenti, ottenere consulenze tecniche, come nel processo ordinario, ma che tale facoltà è rimessa alla discrezionalità del Giudice

La prassi in essere presso molti Tribunali dei Minori è nel senso di dare rilevanza probatoria quasi esclusiva alle relazioni dei Servizi Sociali e dell’ASL, degli educatori, senza alcuna possibilità di difesa e controdeduzione da parte dei genitori la cui potestà è oggetto di limitazione nel procedimento.

Tali principi ordinatori dei procedimenti di volontaria giurisdizione presentano un evidente squilibrio a detrimento dei diritti di difesa delle parti in causa, genitori in primis, ciò sulla base del presupposto ontologico secondo il quale i Servizi Sociali per definizione agiscono sempre e comunque nell’interesse superiore del minore, con conseguente attribuzione a tali relazioni di una efficacia probatoria quasi inconfutabile e di difficile superamento.

Tale rigida impostazione del processo minorile in materia di limitazione della potestà genitoriale porta in realtà in non rare occasioni a provvedimenti che seppure emessi in astratto nell’interesse esclusivo e superiore del bambino, si dimostrano nel concreto non rispondenti a tutelare tale preminente interesse.

Porterò all’attenzione del lettore il caso di Laura, (nome di fantasia) una minore che si trova inserita da maggio 2019 in una Comunità terapeutica, sulla base delle sole relazioni dei Servizi Sociali e ASL che, accertato un conflitto con la madre, diagnosticato un funzionamento psicotico a tratti paranoideo richiedevano un inserimento immediato e coattivo in comunità terapeutica, con l’uso della forza pubblica della minore, stante, a dire dei Servizi la scarsa consapevolezza della madre rispetto alla grave situazione psichiatrica della figlia e la sua poca collaborazione in tal senso.

Su tale istanza il Tribunale dei Minori, viste le relazioni dei Servizi, disponeva nel maggio 2019 l’inserimento della ragazza nella comunità.

La madre ha presentato mio tramite reclamo avanti la Corte d’Appello richiedendo l’audizione della minore ed una consulenza tecnica d’ufficio contestando la malattia psichiatrica e la necessità di un inserimento coattivo, posto che la descrizione data dai servizi della minore non coincideva con la situazione reale.

La Corte sentita la minore disponeva il deposito da parte dei Servizi Sociali di relazioni aggiornate rigettando l’istanza di disposizione di ctu.

Le relazioni aggiornate dei Servizi confermavano la diagnosi di funzionamento psicotico a tratti paranoideo richiedendo un provvedimento da parte della Corte d’Appello di rigetto del reclamo e conferma di inserimento in comunità. La Corte pertanto in accoglimento della istanza dei Servizi confermava il collocamento in comunità della ragazza.

Parallelamente nel mese di settembre 2019 l’ASL e la comunità terapeutica hanno presentato ulteriore ricorso avanti il Giudice Tutelare di Asti per essere autorizzati a proseguire con la somministrazione dei medicinali, essendosi la madre opposta.

Nell’ambito di tale procedimento il Giudice Tutelare di Asti ha ritenuto invece di concedere una consulenza tecnica d’ufficio, all’esito della quale veniva accertato dallo psichiatra nominato dal Giudice e dal ctp da noi nominato che la minore non è un soggetto psichiatrico, non è affetta di funzionamento psicotico a tratti paranoideo e non necessita di psicofarmaci.

Il ct di parte da noi nominato, noto direttore ASL, ha messo in evidenza altresì l’inutilità dell’inserimento nella comunità descritto al contrario come dannoso e la necessità di impegnare la minore in attività che stimolino l’intelletto (nello stesso senso anche il ctu).

Ora la comunità nonostante l’esito della perizia insiste nel volere trattenere la ragazza in comunità e a fare frequentare la scuola solo a distanza nonostante la ragazza abbia più volte manifestato la volontà di tornare a scuola e a casa.

Allo stato pertanto, alla luce della ctu depositata appare evidente che l’inserimento in Comunità non è stata una scelta nel concreto utile alla minore.

Il prossimo passo sarà una istanza al Tribunale dei Minori per chiedere, viste le nuove risultanze emerse nell’ambito del procedimento avanti il Tribunale di Asti, le dimissioni immediate della ragazza, sperando in un provvedimento in tal senso.

Alla luce di quanto sopra, si auspica un intervento legislativo o un cambio di orientamento e l’introduzione di garanzie a tutela del contraddittorio in procedimento volti a decidere su diritti fondamentali quali potestà genitoriale, diritto alla salute, diritto all’autodeterminazione, allo studio e a rimanere nella propria famiglia. Basare le decisioni sulle sole relazioni dei Servizi infatti non pare essere strumento di per sé sufficiente a garantire il giusto processo e l’interesse del minore.

Studio Legale Puglisi

 

S T U D I O L E G A L E A V V . B R U N A P U G L I S I
Via Sagliano Micca 3 10121 – TORINO Tel. 011-50.696.55 Fax. 011-57.84.102 www.avvocatobrunapuglisi.com

2houses.com è la prima piattaforma al mondo per genitori separati.

Sito web e App che nascono per facilitare la comunicazione tra ex.

Attiva in Italia dal 2016 2houses.com rappresenta oggi un utile strumento di mediazione digitale e si afferma quale punto d’incontro per quei Professionisti che credono fermamente nel principio di superiore interesse del minore e nell’importanza della co-genitorialità.

2houses è un progetto della rete U.Di.Re.

Foto dei figli minori sui social: quando è lecito?

separazione foto figli sui social

Foto dei figli minori sui social? è sempre lecito pubblicarle?

Uno dei fenomeni più diffusi nell’era della condivisione digitale è rappresentato dalla pubblicazione da parte dei genitori delle foto dei propri figli minori sui social network.

La questione diventa particolarmente delicata quando i genitori si separano.

Tenuto conto che tale comportamento può assumere rilevanza giuridica non solo in relazione alla condotta in sé, ma anche nella valutazione del corretto esercizio della responsabilità genitoriale.

Nelle aule dei Tribunali di tutta Italia aumentano i casi portati all’attenzione dei giudici in merito alle condotte poste in essere da un genitore che condivide foto dei figli minori online, contro il consenso dell’altro.

Quando manca il consenso di entrambi i genitori alla pubblicazione devono infatti ritenersi violati i diritti all’immagine e alla riservatezza del bambino.

 

Sulla scorta di tali considerazioni, il Tribunale di Mantova nel 2017 ha confermato la natura pregiudizievole nei confronti del minore della condotta materna. Ordinando nel caso di specie al genitore di rimuovere le foto pubblicate e – per la prima volta – disponendo un divieto anche alla loro futura pubblicazione.

L’anno scorso il Tribunale di Roma ha alzato l’asticella, prevedendo in aggiunta il pagamento di una somma di denaro in caso di futura inottemperanza al disposto ordine di rimozione o al divieto di successive pubblicazioni di immagini.

Purtroppo, quando ci si separa, si sa, il conflitto tra i coniugi/conviventi è generalmente alto.

Se poi si aggiunge la presenza di un nuovo compagno o di una nuova compagna nella vita dell’ex, i rapporti possono diventare ancora più tesi se a pubblicare le foto del proprio figlio è il nuovo partner.

 

Pochi mesi fa il Tribunale di Rieti si è trovato a dirimere una controversia tra la nuova compagna del padre di due bambini e l’ex moglie, in quanto la prima era solita pubblicare sul suo profilo Facebook e su altri social network le foto dei figli minorenni degli ex coniugi.

La madre, in sede di divorzio congiunto, era stata previdente chiedendo l’inserimento tra le condizioni divorzili della seguente clausola “la pubblicazione di fotografie dei figli minori sui social network sarà consentita esclusivamente ai genitori e non a terze persone, salvo consenso congiunto di entrambi i genitori”.

Tuttavia ciò non era bastato a contenere le condotte della nuova compagna dell’ex marito. Di conseguenza è dovuto intervenire il Tribunale che ha disposto la rimozione delle immagini dei minori, inibito future pubblicazioni e condannato la nuova compagna al pagamento, in favore dei minori, di una somma di denaro per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione dell’ordine di rimozione nonché per ogni episodio di violazione dell’inibitoria.

 

Alla luce di queste pronunce, si comprende il delicato ruolo che assumono i genitori nei confronti dei figli minori dei quali è necessario garantire la salvaguardia del diritto all’identità, all’immagine nonché alla riservatezza dei dati personali.

 

I Tribunali confermano infatti che la pubblicazione delle foto dei figli rappresenta attività in sé pregiudizievole, in ragione delle caratteristiche proprie della rete internet.

L’inserimento di foto di minori sui social network determina, infatti, la diffusione di immagini fra un numero indeterminato di persone, conosciute e non, le quali possono utilizzare in maniera scorretta, financo illegale, i contenuti resi disponibili sul web.

Gli organi di polizia portano frequentemente all’attenzione pubblica le condotte di soggetti che “taggano” le foto online dei minori e, con procedimenti di fotomontaggio, ne traggono materiale pedopornografico.

Prima di condividere le foto dei figli sui social network è fondamentale che la scelta sia assunta responsabilmente tra i genitori, contemperando tutti gli interessi dei minori coinvolti.

Solo così si potranno prevenire future condotte pregiudizievoli in danno dei minori stessi attraverso un utilizzo consapevole delle nuove tecnologie.

CRC Lex Avv. Carlo Chauvenet

 

 

 

Avv. Carlo Rossi Chauvenet

Studio Legale CRCLex Padova-Milano

crclex.com

Dal 1982 ci occupiamo delle persone e dei loro diritti.

3 team specializzati per l’assistenza a famiglia, impresa, privacy ed Information Technology.

 

Co-genitori | La coordinazione genitoriale: un aiuto possibile

co-genitorialità

Può capitare che anche due genitori conviventi fatichino a comunicare.

Esperti professionisti ci insegnano come è possibile farlo come prerogativa perché la relazione rimanga viva.

Ma quando questa si rompe allora non ci si comunica più?

Se foste solamente degli adulti lascerei trovare a voi la risposta più appropriata ma se siete anche genitori, allora no, ciò non è accettabile, plausibile.

Ecco perché vorrei che sappiate che è possibile riattivare una comunicazione interrotta con l’intento di salvaguardare il benessere psicofisico dei figli riducendo la loro esposizione al conflitto.

Comunicare non come il puro “dire, far sapere” ma rendere partecipe l’altro per lo più di cose non materiali – pensieri, sentimenti, idee

La comunicazione porta con sé un bisogno di ascoltarsi ed ascoltare e questo richiede esercizio e fatica, che si può imparare approfondendo un percorso di coordinazione genitoriale.

Sarà più semplice grazie al metodo appreso prendere congiuntamente decisioni che riguardano i figli.

In situazioni di separazione e divorzio spesso comunicare può diventare molto difficile, a volte impossibile.

Sovente i co-genitori affermano di avere ogniuno le loro  “buone motivazioni”

ma quello che spesso succede è che si perda il focus e cioè che, volontariamente o meno, i figli siano inevitabilmente esposti al fuoco incrociato delle parti.

L’assenza di comunicazione non vuol dire non essere in conflitto

Più volte mi è stato detto di voler delegare unicamente ai legali ogni passaggio di informazione, questo comportamento espone ugualmente i figli a pressioni incrociate.

Dopo quindici anni di lavoro  svolti prevalentemente espletando mandati di valutazione per l’Autorità Minorile e Ordinaria, ho capito che non era più sufficiente, per me, aiutare i genitori altamente conflittuali utilizzando solo metodi conosciuti.

Motivo per cui che deciso di studiare e di continuare ad approfondire la coordinazione genitoriale

metodo per ora poco diffuso in Italia e talvolta erroneamente divulgato, e che può essere approfondito sul sito dell’Associazione Italiana Coordinatori Genitoriali associazione desiderata e voluta da me e altri colleghi per creare in Italia uno spazio di pensiero e azione.

La coordinazione genitoriale è un sistema di risoluzione alternativa delle controversie centrato sul minore.

È rivolta a genitori la cui perdurante elevata conflittualità costituisce un rischio evolutivo per i figli.

Essa prevede che un terzo imparziale, professionista, adeguatamente formato, aiuti i genitori altamente conflittuali a mettere in pratica la bigenitorialità attraverso l’implementazione e il mantenimento delle decisioni già assunte dall’Autorità Giudiziaria e di quelle che saranno prese all’interno del processo di Co.Ge.

Il Coordinatore Genitoriale, previo consenso dei genitori, potrà suggerire soluzioni, fornire raccomandazioni e, nei limiti del mandato ricevuto, assumere decisioni nell’interesse dei figli.

Com’è possibile davvero alimentare una sana comunicazione tra genitori separati/divorziati secondo questo metodo?

o ALTA CONFLITTUALITA’:

la coordinazione genitoriale non è adatta a tutti i genitori conflittuali

è compito del coordinatore genitoriale verificare l’appropriatezza del metodo per quella specifica coppia genitoriale in quanto formato e competente nell’analisi del conflitto.

Questa analisi si rivela necessaria anche perché orienterà le modalità e gli strumenti di comunicazione da mantenere lungo il percorso.

Sia durante gli incontri che in ogni altra forma di comunicazione dovrà essere sempre adeguata e non polemica, dovrà inoltre attenersi ai temi oggetto degli incontri.

“PARLARE UNO PER VOLTA, RIVOLGERSI ALL’ALTRO IN MANIERA RISPETTOSA, PARLARE DI SÈ E NON DELL’ALTRO.

Al terzo richiamo per il mancato rispetto delle regole l’incontro sarà sospeso

E la spesa addebitata al cliente che ha portato alla sospensione dello stesso” .

o TERZO IMPARZIALE:

il coordinatore genitoriale NON è NEUTRALE

A differenza del mediatore familiare avvalla pensieri, tesi, azioni che rispecchiano il reale interesse del minore.

o BIGENITORIALITA’:

la presenza equilibrata e continuativa di entrambi i genitori nella vita dei figli

Questa si costruisce nel rispetto dei bisogni specifici di ogni membro di quella famiglia e non su assunti teorici.

il piano genitoriale è lo strumento definitivo al quale i genitori arriveranno incontro dopo incontro, ogni qual volta riusciranno a giungere ad accordi sui temi precisi da loro definiti nel primo incontro es: scuola, visite mediche, introduzione nuovi partner, tempo extrascolastico, passaggio dei bambini, etc

o DECISIONI ASSUNTE DALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA:

affido, collocamento e regolamentazione sono gli aspetti strutturali presenti in una sentenza.

In coordinazione genitoriale non possono essere messi in discussione.

Compito del coordinatore genitoriale è renderli attuabili, monitorarne il rispetto e, solo con il consenso di entrambi i genitori implementarli.

In conclusione, è fondamentale che entrambi i genitori, deliberatamente, a seguito di indicazioni del proprio legale o di un altro professionista, decidano congiuntamente di comunicare la propria volontarietà a intraprendere il percorso.

Esclusi casi di violenza o di non vicinanza territoriale entrambi i genitori presenziano inizialmente una volta alla settimana presso il mio studio.

Si procederà grazie a un setting preciso e strutturato, con regole di comunicazione chiare e condivise sin dalla firma del contratto.

Tutti consapevoli che lo stile comunicativo usato dal coordinatore genitoriale è di tipo direttivo ed il contesto non è di natura valutativa.

L’obiettivo è uscire da ogni incontro con un verbale conciso che riporti l’accordo preso e le modalità di monitoraggio dello stesso da parte del coordinatore.

L’incontro ha una durata media di 1h e 30 minuti circa del quale viene redatto verbale  che verrà inviato in copia inviato ai rispettivi legali.

La tecnologia può aiutare quando si è distanti ad esempio con le videoconferenze.

Ho indivudato poi per i genitori che non hanno strumenti di comunicazione funzionali l’app 2houses, quale strumento per facilitare la pianificazione e l’organizzazione del regime di visita, la gestione delle spese, le attività ma anche per archiviare documenti scolastici, medici e quanto necessario all’esercizio di una bigenitorialità.

Cosa fare se scopro che la coordinazione genitoriale non è il metodo appropriato per riattivare una comunicazione e garantire ai bambini una relazione sufficientemente buona con entrambi i genitori?

Con l’autorizzazione degli adulti riporto la situazione a un team multidisciplinare e integrato  al fine di elaborare strategie di affronto agli ostacoli  perchè sono convinta che per ogni situazione familiare è necessario saper individuare l’aiuto possibile specifico e mirato.

 

Assistente sociale privato
Dr.ssa Sabrina Ritorto

www.unaiutopossibile.com

www.6inequipe.it

Modificare l’indirizzo email di primo accesso

2houses modifica email

Vuoi modificare il tuo indirizzo e-mail di accesso a 2houses?

Sei stato invitato su un indirizzo e-mail che non desideri utilizzare per i tuoi accessi futuri alla piattaforma?

hai deciso di entrare e utilizzare 2houses con un nuovo indirizzo e-mail perché il vecchio è desueto?

Nessun problema!

puoi cambiare in qualsiasi momento l’indirizzo email con il quale accedere

Ecco come fare:

  1. Connettiti alla versione web con il tuo attuale indirizzo email e vai su “Il mio profilo” (in alto a destra dove vedi le frecce rosse):
  2. 2houses cambio email
  3. Nella parte inferiore della pagina del tuo profilo fai clik su “per cambiare la tua email visita questa pagina”
  4. come cambiare indirizzo 2houses

segui le istruzioni, ti troverai qui:

accesso 2houses cambio email

Inserisci la nuova email conferma la tua password e il gioco è fatto!

hai già attivato la tua prova di 14gg gratis? no ? fallo subito a questo link:

http://www.2houses.com/it/

Se invece hai ricevuto un codice invito per un test gratuito scopri altri “trics”  a questo link

Separazione e Training Autogeno I benefici

separazione e training autogeno

Il training autogeno (TA) è una tecnica psico corporea nata nel 1920 dalle idee del neurologo e psichiatra tedesco I.H. Schultz con lo scopo di insegnare alle persone a raggiungere uno stato di profonda calma e di equilibrio interiore.

Il protocollo che viene insegnato durante i corsi consiste in due esercizi fondamentali (pesantezza e calore) e in quattro complementari (cuore, respiro, plesso solare e fronte fresca) a cui si può aggiungere una parte riguardante i proponimenti personali.

Lo stato di calma è l’obiettivo finale del training autogeno: quando il corpo è completamente rilassato, caldo e pesante, anche la mente diventa quieta e i pensieri più lucidi.

Perché è utile praticare il training autogeno nel periodo della separazione

Il periodo della separazione può essere molto stressante sotto diversi punti di vista e avere la padronanza di tecniche come il training autogeno diventa una risorsa fondamentale.

Ormai sappiamo tutti che lo stress prolungato fa male al corpo e alla mente, sottrae energie a tutto l’organismo che rimane costantemente in uno stato di attivazione.

Le conseguenze coinvolgono la parte fisica (somatizzazioni e tensioni muscolari), la parte emotiva (amplificazione delle emozioni negative), la parte mentale (pensieri disfunzionali) e, infine, la parte comportamentale (atteggiamenti in cui non ci rispecchiamo e che non gradiamo).

Attraverso la pratica costante del training autogeno possiamo tornare al nostro naturale stato di equilibrio e controllare noi stessi rivolgendo l’attenzione all’interno anziché verso ciò che accade fuori e su cui non abbiamo nessun controllo.

Imparando ad avere un ruolo attivo nei processi interni, possiamo modificare corpo, mente, emozioni e comportamenti.

Il training autogeno ci porta ad abbassare l’intensità emotiva e a vedere le cose con maggior distacco, di conseguenza, possiamo prendere decisioni o reagire in maniera più calma evitando inutili discussioni e malumori con l’ex partner o con i nostri figli.

È come se fossimo meno identificati nelle situazioni e potessimo vederle da un punto di vista più ampio, più distaccato.

E quando impariamo a controllare noi stessi avviene il piccolo miracolo del cambiamento che coinvolge anche le altre persone (l’ambiente esterno): questo è il vero controllo, è il nostro super potere!

L’importanza dell’equilibrio emotivo per progettare il nostro futuro

Durante i corsi di TA che tengo tutto l’anno, capita a moltissime persone di prendere decisioni importanti come cambiare casa, lavorare all’estero, lasciarsi andare a un nuovo amore.

È molto frequente, durante lo stato autogeno, sperimentare una sorta di “illuminazione”, il cosiddetto insight, che spesso dà inizio a cambiamenti di vita importanti.

Gli studi effettuati su chi pratica regolarmente il training autogeno ci mostrano come l’autostima, il senso di autoefficacia e l’autodeterminazione aumentino notevolmente così come migliorano il benessere fisico, l’umore e le prestazioni (sì, anche quelle sessuali!).

Con questi presupposti possiamo iniziare a progettare nuovamente il nostro futuro e aprirci a nuove esperienze lasciandoci alle spalle la vecchia vita e i vecchi rancori.

Come imparare il Training Autogeno?

Il training autogeno è una tecnica che si pratica da soli, ma che deve necessariamente essere insegnata da una persona appositamente formata e con molta esperienza.

Il periodo di formazione è importantissimo perché da questo dipendono i risultati.

L’istruttore può togliere i dubbi iniziali sulla procedura, sulle sensazioni e sugli effetti indesiderati che possono causare l’abbandono della pratica.

Durante i corsi, ci tengo molto a dare largo spazio ai feedback e alle domande proprio per rendere autonomi gli allievi e spiegare loro che ci sono anche situazioni in cui alcuni esercizi sono sconsigliati.

Infine, il rilassamento guidato da una voce esterna porta ad una più rapida associazione tra le formule mentali e gli stati fisici rendendo più semplice la pratica a casa.

Infine un piccolo consiglio per tutti i lettori del blog di 2houses

con l’arrivo di una maggiore serenità interiore anche la capacità di confronto con l’altro genitore migliora.

Per questo motivo consiglio spesso alle persone che si rivolgono a me di abbinare tale  predisposizione alll’utilizzo della piattaforma 2houses.com che nasce proprio per favorire una comunicazione stress free tra ex.

Fai clic qui per avere 14gg di prova gratuita per capire come funziona.

 

Pederboni Sarah
Sarah Pederboni

Sono Sarah Pederboni, psicologa psicoterapeuta e terapeuta EMDR. Nel 2013 ho fondato Psicologia Benessere , studio di  psicologia e psicoterapia. Ho un orientamento di tipo psico-corporeo (biosistemico) contaminato da altri approcci, come quello cognitivo-comportamentale, che utilizzo per aiutare le persone ad uscire da momenti difficili della vita e a migliorare se stesse attraverso l’attivazione delle risorse personali. Sono  specializzata   in   psicotraumatologia,    tematiche LGBT     e sostegno psicologico rivolto agli studenti (www.psicologostudenti.it). Tengo corsi di Training Autogeno ed altre tecniche di rilassamento per ritrovare il proprio equilibrio psicofisico e imparare a gestire ansia.

Collaboro con 2houses per promuovere una sana bigenitorialità e per sostenere i genitori separati.

Per conoscermi meglio, visita il mio sito www.psicoterapia-torino.com

Se vuoi conoscere meglio il training autogeno, ti invito poi a visitare il mio sito: www.trainingautogenotorino.it

Psicoterapeuta di coppia e mediatore familiare?

psicoterapia o mediazione?

Nei momenti di difficoltà la coppia si può rivolgere a due figure professionali: lo psicoterapeuta di coppia e il mediatore familiare.

Facciamo chiarezza su queste due profili professionali.

Lo psicoterapeuta è uno psicologo che conseguito una specializzazione in psicoterapia, meglio se ha una formazione specifica nel lavoro con le coppie. Allo psicoterapeuta ci si rivolge quando la coppia sta affrontando un momento difficile, di crisi, o quando, anche se non c’è una vera e propria crisi, sente che ci sono degli aspetti da migliorare nella vita coniugale (o di convivenza).

Che cosa fa lo psicoterapeuta? Aiuta la coppia a lavorare sugli elementi che hanno portato alla crisi, in modo da aumentare la consapevolezza di ognuno nelle proprie responsabilità nel far perdurare la crisi e ci lavora insieme ai due partner.

Che cosa non fa?

L’obiettivo di una terapia di coppia non è il rimettersi insieme.

Compito del terapeuta è aumentare la consapevolezza di ognuno sulla relazione e sul rispettivo coniuge, poi saranno le persone a decidere come utilizzare questa consapevolezza nella coppia.

A volte può essere un aiuto proprio a raggiungere la consapevolezza che la coppia è arrivata alla sua fase finale, e aiuta a elaborare il processo mentale di separazione

La durata non è definibile a priori a seconda del caso è il terapeuta ad indicarla.

Il mediatore familiare è una figura professionale che aiuta a trovare un accordo per delle situazioni che portano conflitto tra gli ex coniugi

Può essere uno psicologo, un avvocato o un’altra figura professionale che ha conseguito il diploma di mediatore familiare.

La mediazione familiare si rivolge a ex coniugi o ex conviventi, già separati effettivamente (che vivono in due case diverse) che vivono con conflitto le decisioni sui figli (ma anche su altre cose in comune) per aiutarli a trovare un modo di relazionarsi non conflittuale.

La durata è fissata in 8/10 incontri e lavora concretamente sugli oggetti della contesa.

Per tutto il corso della mediazione familiare ci deve essere una sospensione delle battaglie legali e in questo la piattaforma 2houses può rappresentare uno strumento utile a favorire una comunicazione neutra.

Porto un esempio concreto del lavoro di mediazione:

due ex coniugi litigano perché il padre vorrebbe tenere a dormire nel fine settimana i due figli i 6 e 8 anni, ma la mamma non vuole.

Andando più a fondo con l’aiuto del mediatore viene fuori che la signora non vuole lasciarli a dormire perché lei, figlia di separati, quando dormiva dal papà lui la metteva a letto presto nella sua stanza da sola e lei aveva paura.

Il padre, avendo saputo che il problema è questo, informa la mamma che farà in modo che i figli dormano insieme, con la porta aperta e che essendo sabato sera, prima passerà del tempo con loro. La signora accetta.

Qui ho riportato in modo semplice, il risultato di un lavoro un po’ più complesso ma definibile sempre in 8, massimo 10, incontri.

La mediazione non è per tutti, coppie troppo conflittuali che usano il conflitto per farsi male e attaccare l’altro o che hanno dei procedimenti legali in corso non sono mediabili.

In questi casi può essere indicato un percorso di psicoterapia individuale per risolvere le cause di così tanto rancore e ostilità.

Perché, alla fine, le uniche vittime dei rancori e dei conflitti tra gli ex sono i figli, e per loro vale la pena mettersi in discussione e migliorare.

mediazione o psicoterapeuta 2houses
Dott.ssa Paola Francesca Lattanzi

Psicoterapeuta di coppia, psicoterapeuta familiare, mediatrice familiare e consulente tecnica del tribunale.

Sempre a contatto e in supporto alle famiglie e alle coppie in ogni momento della vita familiare e ai loro figli, per permettere a tutti una vita serena, anche dopo una separazione.

Via Assarotti 4/3c – Genova
tel. 3477225222

Cultura bigenitoriale e piattaforme digitali: un nuovo inizio per l’Italia ?

bigenitorialità spadafora pillon Cirinnà

La cultura bigenitoriale stenta a farsi strada nella nostra nazione così come stentano ad attecchire gli strumenti digitali che  nascono e proliferano all’estero per favorire la bigenitorialità tra ex. 

Complici una normativa inadeguata e un’opinione pubblica che solo ora sta prendendo coscienza di quale sia la reale situazione in Italia in tema di separazione e divorzio.

In Canada, USA, Belgio e nelle altre nazioni dove sono attivi e fruibili istituti di A.D.R.,  i contratti prematrimoniali e, dove il coparenting è al centro del diritto di di famiglia, migliaia di famiglie hanno già usato almeno una volta questi strumenti  che sempre più spesso grazie al digitale mirano alla valorizzazione delle relazioni parentali tant’è che già si parla di FamTech .

Mentre in Italia sono ormai evidenti gli effetti di un economia del divorzio che sta lentamente devastando intere generazioni

i tribunali di Canada e Usa caldeggiano l’utilizzo di una qualche piattaforma digitale per favorire le comunicazioni tra ex anche nei casi di separazione giudiziale.

Era il 4 Gennaio 2016 quando le principali testate italiane riportavano con un certo clamore la notizia inerente l’arrivo della versione italiana di 2houses.com:

App e sito web nati per migliorare l’organizzazione e la vita delle famiglie con genitori separati.

Ricordo con piacere le giornate frenetiche che hanno preceduto l’immissione on line  del sito web e dell’App che  si è arrivati a rendere disponibile grazie alla collaborazione di un gruppo di amiche e amici che da sempre supportano il progetto con attività di volontariato.

Era chiaro sin dal principio quanto la strada fosse in salita nonostante la nobile mission :

sostenere la divulgazione di una cultura bigenitoriale ampia che, grazie a comportamenti attivi da parte di ambedue i genitori , fosse in grado di favorire l’interscambio di informazioni e la condivisione di notizie, pensieri e immagini dei propri figli con beneficio nello sviluppo psicofisico della prole”.

La piattaforma si proponeva come un nuovo strumento di bigenitorialità troppo innovativo per un paese dove la cultura bigenitoriale era agli albori e pertanto venne “liquidato” velocemente con una certa superficialità dagli addetti ai lavori.

Arrivarono le critiche da ogni fronte: tutti in coro si domandavano come potesse un’ App sostituirsi al dialogo tra due genitori che, nonostante i fanciulli, mal si sopportano e dimenticano di pensare al loro benessere.

Specialmente nei casi di separazione giudiziale dove vecchi rancori mai sopiti si rappresentano sotto forma di pretese, ingiustizie e ripicche pareva impossibile trovare spazio concreto per una piattaforma innovativa tra l’altro già molto diffusa nel resto del mondo.

Noi decidemmo di andare avanti e di credere nel progetto anche perché ben sapevamo che non era l’App a essere fallimentare ma bensì che la normativa in tema di separazioni e affidi fosse da rivedere e mal rispondesse alle esigenze sociali della nazione.

Balzo’ subito agli occhi l’inapplicazione concreta di una Legge, la n. 54 del 2006 che, sebbene sancisca il diritto del minore a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori,  nella realtà dei Tribunali trasforma un procedimento di separazione in un affido che, di condiviso, ha davvero poco.

In Italia ogni anno ci sono più di 80.000 divorzi e 90.000 separazioni e solo l’1% di questi vede coinvolti i figli in un affido materialmente condiviso!

L’ ostacolo allo sviluppo della piattaforma era ormai evidente.

Arrivava proprio dalla mancata applicazione della normativa e da norme che non tenevano in dovuto conto il nuovo indirizzo giurisprudenziale e culturale in tema di co-parenting.

Una nazione, quella in cui viviamo, che nonostante la ratifica della legge  27 maggio 1991, n.176 inerente la Convenzione sui diritti del fanciullo  è stata più volte condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per inapplicazione del diritto alla bigenitorialità.

Nazione, l’Italia, che rimane fanalino di coda del mondo industrializzato per quanto riguarda questo tema.

Mentre da un lato la L 54/2006 prevede all’art. 115 che “il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori” nella realtà del quotidiano tutti noi assistiamo al continuo omologarsi di separazioni consensuali che individuano un genitore collocatario e un secondo genitore“a intermittenza” che potrà offrire ai suoi figli, se fortunato, una frequentazione fatta di week-end alterni e di qualche ora di visita infrasettimanale.

Se poi si entra nel merito delle separazioni giudiziali troppo spesso sono i fanciulli a pagare il costo di un sistema che condiziona il diritto alla bigenitorialità e li usa come ostaggi per assecondare interessi di potenti lobby che, col sistema “divorzificio” hanno fatto la loro fortuna.

Alcuni genitori, davvero pochi a dire la verità, illuminati e consapevoli dell’esistenza di norme quantomeno inapplicate, tendono in maniera costruttiva a farsi aiutare da un mediatore o da uno psicoterapeuta riuscendo così a mettere al centro l’interesse della prole e lasciando da parte inutili rivendicazioni e rabbia.

A loro va il plauso di testimonianza in quanto è proprio grazie a pochi “illuminati”, in grado di uscire da schemi precostituiti o imposti dal sistema, che lentamente si sono accesi i riflettori sul tema della bigenitorialità permettendo così l’apertura verso una nuova strada.

Purtroppo, nostante tutto, gli strumenti di cogenitorialità, anche digitale, di pari passo con quelli normativi, stentano ad entrare nell’uso quotidiano il che non fa altro che evidenziare quanto sia ancora necessario aprire al cambiamento.

Che il cambiamento sia in atto lo dimostrano alcune pronunce di Cassazione le quali in maniera innovativa abbandonano il principio della maternal preference  per favorire quello del gender neutral child custody, che si basa sulla neutralità del genitore affidatario, che puo’ ora essere sia il padre, sia la madre, in base al solo preminente interesse del minore.

Nelle nazioni evolute che hanno una cultura di bigenitorialità profonda e rispettosa dei fanciulli si assiste a una continua valorizzazione del principio di piena bigenitorialità e di pari passo si possono trovare molteplici studi scientifici che dimostrano come i figli di genitori separati che passano almeno il 35% del tempo con ciascuno di essi godranno di una vita migliore rispetto a a quelli che non potranno farlo. In particolare :

  • – Avranno migliori relazioni sia con la madre che con il padre;
  • – Andranno meglio a scuola e prenderanno voti migliori;
  • – Godranno di una migliore salute psicologica e saranno socialmente inseriti;
    – Saranno meno propensi a fumare, drogarsi e bere;
  • – Saranno meno propensi a soffrire di depressione, ansia e altri problemi legati allo stress.

Finalmente assistiamo in queste ore a una vera e propria rivoluzione basata sul criterio di “gender neutral child custody” .

Naturalmente, laddove tale criterio trova applicazione si assiste parallelamente a una diffusione nell’utilizzo di piattaforme di c.d. mediazione digitale e, cosa ben più importante, il perdurare di rapporti sereni tra famiglie di genitori separati, ivi compresi i tanto mistrattati nonni spesso vittime di alienazione .

Belgio, Svezia,  Canada e Usa sono le nazioni dove la cultura bigenitoriale è nata per prima e dove oggi ha messo le sue radici;  è proprio in questi paesi che strumenti come 2houses.com vengono indicati dalle Courts come piattaforme utili allo sviluppo di un dialogo costruttivo tra genitori atto a favorire la serenità psicofisica del minore.

Anche da noi non mancano i segnali di una “virata” in favore del criterio della neutralitàE’ recente la Sentenza 2945 del 2/11/2018 presso il Tribunale di Firenze  dove il Giudice si pronuncia chiaramente per:

a) un affidamento condiviso del minore a entrambi i genitori;

b) il mantenimento diretto da parte di entrambi i genitori;

c) un obbligo di contribuzione in pari misura delle spese straordinarie;

Altre sentenze simili sono già state emesse presso vari Tribunali forse anche alla luce dei riflettori puntati sul DDL 735 ,norma tanto discussa, attualmente all’analisi del Senato per la discussione.

Senza entrare troppo nel merito del testo sopra citato ci piace pensare che la cultura bigenitoriale stia lentamente divenendo un valore condiviso anche perchè l‘esigenza di questa nazione è reale e tangibile così come lo è la sofferenza delle tante famiglie che ogni giorno toccano con mano il problema.

Noi temiamo che la sopportazione delle persone sia ormai arrivata al limite e che la richiesta di giustizia che giunge da più parti potrà essere soddisfatta solo rivedendo nel suo insieme la normativa in tema di affidi così come le norme che regolano le attività dei Servizi Sociali e delle strutture a supporto delle Famiglie

L’augurio che possiamo farci per questo 2019 appena iniziato è che si arrivi presto a parlare anche in Italia di bigenitorialità in maniera seria e concreta a prescindere dai colori politici e dalle risse da stadio che ogni importate riforma si trascina dietro.

Solo con una riforma condivisa e realizzata nel vero interesse del minore e delle famiglie anche le piattaforme digitali come la nostra potranno finalmente esprimere il proprio reale supporto alla cultura bigenitoriale.

Alfonso, 2houses.com.

 

 

 

Narcisista? Divorziare da ex che ti rende la vita difficile

Narcisismo

Narcisista?

Un EX partner con una struttura psicologica simile probabilmente ti darà del filo da torcere e potrai fare fatica a gestire le sue emozioni e i suoi comportamenti.

Questi tipi di personalità hanno molta difficoltà ad entrare in empatia con gli altri .

Difficile con loro avere relazioni sane soprattutto senza scatenare reazioni di rabbia, frustrazione e senso di colpa.

Per l’ex partner narcisista la separazione potrebbe diventare un gioco di controllo.

Monaipolazione e controllo sono le tecniche alla base del disperato tentativo di mantenere un’immagine di sé grandiosa.

Il narcisista vive in una sorta di caos auto-creato.

Per cercare di resistere al cambiamento dato dalla fine del suo matrimonio il narcisista pone in essere una serie di attività alla cui base c’è una fortissima paura di perdere la sua maschera.

IL BISOGNO DI CONTROLLO

Il narcisista non accetta la fine di una relazione sempre che non sia stata una sua scelta.

Quando viene lasciato sente il bisogno di svalutare l’altro per evitare il confronto con il fallimento e la disgregazione del suo ego

In questa situazione può utilizzare varie strategie nel tentativo di mantenere il controllo e il potere sull’ex partner

Manipolazione, ricatto emotivo, accuse, senso di colpa, imposizione della sua presenza sono tutte tecniche atte a creare confusione.

Il comportamento del narcisista può essere tradotto come una risposta emotiva immatura a una mancanza di controllo sul mondo esterno.

Quando non è in grado di affrontare forti emozioni di rabbia e frustrazione conseguneti alla separazione facilmente cercerà un bersaglio nelle persone ritiene essere la causa del suo malessere.

QUANDO IL NARCISISTA È UN GENITORE

Il genitore narcisista si considera migliore dell’altro.
E’ fermamente convinto di sapere cosa sia meglio per i propri figli e anche per l’ex partner.

Questa credenza lo porta quindi ad interferire in maniera pesante nella vita degli altri e potrebbe intralciare i tuoi progetti futuri.

Potrebbe decidere cosa è meglio per i vostri figli senza tenere in considerazione i loro desideri e le loro inclinazioni.

Infatti, una delle caratteristiche più comuni della personalità narcisistica è quella di vedere gli altri come un prolungamento di se stesso, attribuendo loro le sue stesse idee e i suoi stessi desideri.

Il genitore narcisista è altamente possessivo e non apprezza l’indipendenza dei propri figli, può anche provare invidia e gelosia verso di loro che li porta ad un atteggiamento di critica e svalutazione.

Un bambino che cresce con un genitore narcisista registra un messaggio che dice più o meno così: “ti amerò se seguirai tutti i miei desideri”. Crescendo, questi bambini, avranno l’idea che le esigenze emotive degli altri siamo più importanti delle loro fino a negare di avere bisogni e desideri propri e impiegheranno una grande quantità di energia nel tentativo di soddisfare i bisogni altrui.

COSA SI PUÒ FARE?

Ricordati che il senso di colpa non serve a nessuno e che i tuoi figli subiscono l’influenza di entrambi i genitori, non solo di uno.

Cerca di spiegare loro le cose con sincerità e aiutali ad orientarsi nel caos emotivo generato dal genitore narcisista; accetta e incoraggia la loro individualità, la loro indipendenza e le loro inclinazioni.

Inizia un lavoro su te stesso per capire i motivi che ti hanno fatto innamorare di un narcisista e accetta di avere una parte di responsabilità in ciò che ti sta accadendo.

Osserva gli schemi che mettete in atto il tuo ex narcisista e cerca di spezzarli per evitare di cadere nella manipolazione emotiva.

Chiedi aiuto se non sei ancora in grado di farcela da solo, certe situazioni richiedono una grande forza e una grande motivazione.

Ricorda anche che il narcisismo è una patologia e che sotto la maschera si nasconde un bambino fragile e impaurito, con un’autostima molto molto bassa e un grande bisogno di amore.

Dott.ssa Sarah Pederboni

Psicologa Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

www.psicoterapia-torino.com

Genitorialità Condivisa: 8 consigli per chi si separa

separazione cosa fare?

La genitorialità condivisa per essere sana e concretizzarsi in un affidamento condiviso reale deve essere stata ben progettata da entrambi i genitori i quali devono aver avuto modo di confrontarsi sulle problematiche reali della separazione e aver trovato il miglior accordo tra loro nell’interesse dei figli.

In particolare per andare incontro a una “rinascita” serena e evitare gravi ripercussioni sulla psiche, e a volte anche nel fisico dei nostri figli (si veda  Medicina 33 del 06.06.2017 ) gli esperti concordano circa la coesistenza di:

1 – Un buon progetto condiviso da entrambi i genitori:

Nella gran parte delle separazioni in Italia oggi si sente parlare di affidamento congiunto e spesso si è indotti a pensare che tale situazione sia il frutto di accordi non belligeranti presi con grande serenità tra ex e utili a favorire un progetto di sana bigenitorialità.

In realtà dietro a una “consensuale” sovente si nasconde la lunga trattativa fatta dai professionisti per evitare il peggio…

Stando così le cose, la capacità di pensare alla bigenitorialita viene spesso consacrata a mere esigenze pratiche atte a evitare una “giudiziale”. La successiva fase facilmente potrà essere causa di inutili sofferenze per il genitore più debole oltre che per i figli.

Ancora peggio nei casi di separazione giudiziale dove  la lite raggiunge alti livelli di aggressività e dove l’accordo finale inerente le regole da rispettare è dettato dal Giudice .

Un progetto genitoriale condiviso, la continuità psicofisica e la compresenza di entrambi i genitori sono fondamentali per tracciare la strada di una serenità futura. Il figlio deve essere in grado di sentirsi libero di dire “mi manca mamma” o “voglio chiamare papà”  e deve poterlo fare in qualsiasi momento!

a tal proposito si legga anche Comunicare senza litigare durante una separazione è possibile?

2 – la cooperazione intelligente tra ex

I genitori devono assicurarsi di essere sulla stessa lunghezza d’onda anche sul tema dell’istruzione. 

Sarebbe importante avere regole comuni o, quando queste non lo siano,  fare almeno in modo che le regole di mamma e di papà siano sempre molto chiare agli occhi dei loro figli.

Se le regole educative sono confermate da entrambi i genitori i risultati non tarderanno ad arrivare!

I genitori devono dimostrare grande intelligenza e condividere le informazioni.

Ideale ad esempio l’utilizzo di una piattaforma di gestione condivisa che permetta a entrambi di accedere a tutte le informazioni inerenti la vita  dei figli. 

Confrontatevi su scuola, incontri con gli insegnanti,  attività sportive e  amichetti ! i vostri figli vi ringrazieranno!

3 – La vicinanza geografica
La vicinanza è elemento di enorme valore per la riuscita del progetto!

Se vivete troppo lontani l’uno dall’altro sarà difficile per i vostri ragazzi seguire gli studi, frequentare i loro amichetti preferiti o semplicemente muoversi nel loro ambiente abituale. Inevitabilmente il vostro progetto di genitorialità condivisa finirà per naufragare

Fate di tutto per vivere vicini! Idealmente sarebbe perfetto lo stesso quartiere!

4 – Una stanza per i bambini

Se possibile regalate a vostro figlio la possibilità di avere di una stanza tutta sua in entrambe le case!

Se non si dispone dello spazio necessario sarà sufficiente  portare a casa i giochi che ama di più, pitturare con lui un’area di casa nella tonalità preferita o comunque ricreare assieme una zona di massimo confort.

I vostri ragazzzi torneranno sempre col sorriso a trovarvi ovunque viviate.

5 – L’attaccamento all’altro genitore

Regola fondamentale cui ogni genitore separato deve attenersi è quella di favorire gli incontri ed il rapporto con l’altro genitore.

Rispettate l’amore dei  figli per il loro padre o la loro madre anche se questi sono stati fonte di tanta sofferenza per voi…

Ne abbiamo già parlato; se ne volete sapere di più ecco il post: La bigenitorialità come funziona?

Per quanto concerne i tempi di frequentazione alcuni esperti consigliano di aspettare i 6 anni prima di intraprendere un percorso di affidamento con tempi condivisi al 50% anche se é sempre difficile generalizzare in quanto tutto dipende dal minore.

Di certo vi è che il bambino non deve essere separato dalla sua figura principale di attaccamento, padre o madre a seconda delle situazioni; se molto piccolo normalmente la figura primaria di attaccamento sarà la mamma.

6 – Flessibilità

Siate flessibili e sintonizzati sulle reali esigenze dei figli. Adattarsi alla situazione e alle loro richieste é sinonimo di grande equilibrio.

Voi siete gli adulti, non dimenticatevene mai! Al bando rigidità e rancore!

Siate disponibili a modulare il calendario in qualsiasi momento cercando con l’ex la soluzione più idonea al loro benessere.

7 – Ascoltiamoli!

Se sono abbastanza grandi da prendere le loro decisioni impariamo ad assecondarli.

Alcuni ragazzi preferiscono stare a casa di uno o dell’altro genitore con alternanza di 15 giorni; altri per un tempo minore; Intorno all’età di 9-10 anni alcuni giovanissimi hanno un maggiore bisogno della presenza paterna.

L’ascolto e il costastante confronto saranno di grande aiuto e favoriranno una crescita sana.

8 – Basta battaglie ideologiche

Avere la custodia di un figlio non dovrebbe mai essere considerato il punto di arrivo di una battaglia ideologica. Un sano affidamento congiunto prevede la compresenza di un padre e di una madre ma non è detto che tempi equipollenti corrispondeano sempre al vero interesse  dei figli!

Saranno loro a manifestarvi chiaramente la propria volontà a voi basterà ascoltare. Se necessario , fatevi da parte ...

In conclusione la genitorialità condivisa conviene a tutti e finalmente sono in molti oggi a pensarla cosi!

Sempre più mamme e papà sono oggi disposti a mettersi in gioco realmente tralasciando per quanto possibile  le discussioni e ponendo al centro il reale interesse dei figli di avere un padre e una madre presenti.