Cultura bigenitoriale e piattaforme digitali: un nuovo inizio per l’Italia ?

bigenitorialità spadafora pillon Cirinnà

La cultura bigenitoriale stenta a farsi strada nella nostra nazione così come stentano ad attecchire gli strumenti digitali che  nascono e proliferano all’estero per favorire la bigenitorialità tra ex. 

Complici una normativa inadeguata e un’opinione pubblica che solo ora sta prendendo coscienza di quale sia la reale situazione in Italia in tema di separazione e divorzio.

In Canada, USA, Belgio e nelle altre nazioni dove sono attivi e fruibili istituti di A.D.R.,  i contratti prematrimoniali e, dove il coparenting è al centro del diritto di di famiglia, migliaia di famiglie hanno già usato almeno una volta questi strumenti  che sempre più spesso grazie al digitale mirano alla valorizzazione delle relazioni parentali tant’è che già si parla di FamTech .

Mentre in Italia sono ormai evidenti gli effetti di un economia del divorzio che sta lentamente devastando intere generazioni

i tribunali di Canada e Usa caldeggiano l’utilizzo di una qualche piattaforma digitale per favorire le comunicazioni tra ex anche nei casi di separazione giudiziale.

Era il 4 Gennaio 2016 quando le principali testate italiane riportavano con un certo clamore la notizia inerente l’arrivo della versione italiana di 2houses.com:

App e sito web nati per migliorare l’organizzazione e la vita delle famiglie con genitori separati.

Ricordo con piacere le giornate frenetiche che hanno preceduto l’immissione on line  del sito web e dell’App che  si è arrivati a rendere disponibile grazie alla collaborazione di un gruppo di amiche e amici che da sempre supportano il progetto con attività di volontariato.

Era chiaro sin dal principio quanto la strada fosse in salita nonostante la nobile mission :

sostenere la divulgazione di una cultura bigenitoriale ampia che, grazie a comportamenti attivi da parte di ambedue i genitori , fosse in grado di favorire l’interscambio di informazioni e la condivisione di notizie, pensieri e immagini dei propri figli con beneficio nello sviluppo psicofisico della prole”.

La piattaforma si proponeva come un nuovo strumento di bigenitorialità troppo innovativo per un paese dove la cultura bigenitoriale era agli albori e pertanto venne “liquidato” velocemente con una certa superficialità dagli addetti ai lavori.

Arrivarono le critiche da ogni fronte: tutti in coro si domandavano come potesse un’ App sostituirsi al dialogo tra due genitori che, nonostante i fanciulli, mal si sopportano e dimenticano di pensare al loro benessere.

Specialmente nei casi di separazione giudiziale dove vecchi rancori mai sopiti si rappresentano sotto forma di pretese, ingiustizie e ripicche pareva impossibile trovare spazio concreto per una piattaforma innovativa tra l’altro già molto diffusa nel resto del mondo.

Noi decidemmo di andare avanti e di credere nel progetto anche perché ben sapevamo che non era l’App a essere fallimentare ma bensì che la normativa in tema di separazioni e affidi fosse da rivedere e mal rispondesse alle esigenze sociali della nazione.

Balzo’ subito agli occhi l’inapplicazione concreta di una Legge, la n. 54 del 2006 che, sebbene sancisca il diritto del minore a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori,  nella realtà dei Tribunali trasforma un procedimento di separazione in un affido che, di condiviso, ha davvero poco.

In Italia ogni anno ci sono più di 80.000 divorzi e 90.000 separazioni e solo l’1% di questi vede coinvolti i figli in un affido materialmente condiviso!

L’ ostacolo allo sviluppo della piattaforma era ormai evidente.

Arrivava proprio dalla mancata applicazione della normativa e da norme che non tenevano in dovuto conto il nuovo indirizzo giurisprudenziale e culturale in tema di co-parenting.

Una nazione, quella in cui viviamo, che nonostante la ratifica della legge  27 maggio 1991, n.176 inerente la Convenzione sui diritti del fanciullo  è stata più volte condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per inapplicazione del diritto alla bigenitorialità.

Nazione, l’Italia, che rimane fanalino di coda del mondo industrializzato per quanto riguarda questo tema.

Mentre da un lato la L 54/2006 prevede all’art. 115 che “il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori” nella realtà del quotidiano tutti noi assistiamo al continuo omologarsi di separazioni consensuali che individuano un genitore collocatario e un secondo genitore“a intermittenza” che potrà offrire ai suoi figli, se fortunato, una frequentazione fatta di week-end alterni e di qualche ora di visita infrasettimanale.

Se poi si entra nel merito delle separazioni giudiziali troppo spesso sono i fanciulli a pagare il costo di un sistema che condiziona il diritto alla bigenitorialità e li usa come ostaggi per assecondare interessi di potenti lobby che, col sistema “divorzificio” hanno fatto la loro fortuna.

Alcuni genitori, davvero pochi a dire la verità, illuminati e consapevoli dell’esistenza di norme quantomeno inapplicate, tendono in maniera costruttiva a farsi aiutare da un mediatore o da uno psicoterapeuta riuscendo così a mettere al centro l’interesse della prole e lasciando da parte inutili rivendicazioni e rabbia.

A loro va il plauso di testimonianza in quanto è proprio grazie a pochi “illuminati”, in grado di uscire da schemi precostituiti o imposti dal sistema, che lentamente si sono accesi i riflettori sul tema della bigenitorialità permettendo così l’apertura verso una nuova strada.

Purtroppo, nostante tutto, gli strumenti di cogenitorialità, anche digitale, di pari passo con quelli normativi, stentano ad entrare nell’uso quotidiano il che non fa altro che evidenziare quanto sia ancora necessario aprire al cambiamento.

Che il cambiamento sia in atto lo dimostrano alcune pronunce di Cassazione le quali in maniera innovativa abbandonano il principio della maternal preference  per favorire quello del gender neutral child custody, che si basa sulla neutralità del genitore affidatario, che puo’ ora essere sia il padre, sia la madre, in base al solo preminente interesse del minore.

Nelle nazioni evolute che hanno una cultura di bigenitorialità profonda e rispettosa dei fanciulli si assiste a una continua valorizzazione del principio di piena bigenitorialità e di pari passo si possono trovare molteplici studi scientifici che dimostrano come i figli di genitori separati che passano almeno il 35% del tempo con ciascuno di essi godranno di una vita migliore rispetto a a quelli che non potranno farlo. In particolare :

  • – Avranno migliori relazioni sia con la madre che con il padre;
  • – Andranno meglio a scuola e prenderanno voti migliori;
  • – Godranno di una migliore salute psicologica e saranno socialmente inseriti;
    – Saranno meno propensi a fumare, drogarsi e bere;
  • – Saranno meno propensi a soffrire di depressione, ansia e altri problemi legati allo stress.

Finalmente assistiamo in queste ore a una vera e propria rivoluzione basata sul criterio di “gender neutral child custody” .

Naturalmente, laddove tale criterio trova applicazione si assiste parallelamente a una diffusione nell’utilizzo di piattaforme di c.d. mediazione digitale e, cosa ben più importante, il perdurare di rapporti sereni tra famiglie di genitori separati, ivi compresi i tanto mistrattati nonni spesso vittime di alienazione .

Belgio, Svezia,  Canada e Usa sono le nazioni dove la cultura bigenitoriale è nata per prima e dove oggi ha messo le sue radici;  è proprio in questi paesi che strumenti come 2houses.com vengono indicati dalle Courts come piattaforme utili allo sviluppo di un dialogo costruttivo tra genitori atto a favorire la serenità psicofisica del minore.

Anche da noi non mancano i segnali di una “virata” in favore del criterio della neutralitàE’ recente la Sentenza 2945 del 2/11/2018 presso il Tribunale di Firenze  dove il Giudice si pronuncia chiaramente per:

a) un affidamento condiviso del minore a entrambi i genitori;

b) il mantenimento diretto da parte di entrambi i genitori;

c) un obbligo di contribuzione in pari misura delle spese straordinarie;

Altre sentenze simili sono già state emesse presso vari Tribunali forse anche alla luce dei riflettori puntati sul DDL 735 ,norma tanto discussa, attualmente all’analisi del Senato per la discussione.

Senza entrare troppo nel merito del testo sopra citato ci piace pensare che la cultura bigenitoriale stia lentamente divenendo un valore condiviso anche perchè l‘esigenza di questa nazione è reale e tangibile così come lo è la sofferenza delle tante famiglie che ogni giorno toccano con mano il problema.

Noi temiamo che la sopportazione delle persone sia ormai arrivata al limite e che la richiesta di giustizia che giunge da più parti potrà essere soddisfatta solo rivedendo nel suo insieme la normativa in tema di affidi così come le norme che regolano le attività dei Servizi Sociali e delle strutture a supporto delle Famiglie

L’augurio che possiamo farci per questo 2019 appena iniziato è che si arrivi presto a parlare anche in Italia di bigenitorialità in maniera seria e concreta a prescindere dai colori politici e dalle risse da stadio che ogni importate riforma si trascina dietro.

Solo con una riforma condivisa e realizzata nel vero interesse del minore e delle famiglie anche le piattaforme digitali come la nostra potranno finalmente esprimere il proprio reale supporto alla cultura bigenitoriale.

Alfonso, 2houses.com.

 

 

 

Quando mamma e papà si separano I il dolore dei figli

quando mamma e papà si separano

Mamma e papà si separano e l’evento ha un forte impatto su tutta la famiglia.

Anche se riguarda in prima battuta la coppia coniugale, la separazione ha inevitabilmente ricadute sull’intero sistema famigliare, in particolar modo sui figli i quali i si ritrovano a dover vivere la separazione.

Spesso i genitori mi chiedono se la separazione può causare conseguenze negative sui bambini.

In realtà, contrariamente a quello che si pensa, non è tanto il fatto che mamma e papà si separano a causare disagio e sofferenza a lungo termine quanto piuttosto tutto un corollario di comportamenti negativi che ne caratterizzano l’evento.

Ovviamente i bambini sperimentano sentimenti forti e contrastanti al momento della separazione. Queste emozioni, però, con il tempo, vengono elaborate.

La rabbia diminuisce, il senso di colpa tende a sfumare e le paure vengono meno.

I bambini, lentamente, metabolizzano la separazione di mamma e papà e comprendono che, anche se hanno deciso di lasciarsi, continueranno sempre  a fare i genitori. Il legame con loro, nonostante tutto, rimane immutato.

Le ricerche, invece, evidenziano dei dati interessanti. Le conseguenze negative dovute al fatto che mamma e papà si separano non sono legate all’evento in sé.

Sono situazioni collaterali che esacerbano sentimenti di rabbia, tristezza e senso di colpa a causare sofferenza nei bimbi, portandoli a sviluppare disagi più o meno complessi.

Soprattutto se molto intense e protratte nel tempo, queste situazioni rischiano di ostacolare l’elaborazione della separazione di mamma e papà.

In primis, ciò che causa sofferenza è il conflitto. Prima e dopo la separazione, ciò che fa più male ai bambini è vivere il conflitto tra i loro genitori.

Spesso, anche se si cerca di non litigare davanti ai bimbi, il clima ostile fatto di silenzi e di piccole e grandi ripicche viene respirato dai bambini. Per rispondere a questo clima fatto di rancore e odio, i piccoli spesso sviluppano comportamenti sintomatici, sia di tipo internalizzato che esternalizzato.

I bimbi, infatti, possono chiudersi in sé stessi, sviluppare sentimenti di angoscia e ansia. Altre volte, invece, possono manifestare comportamenti agitati e dirompenti.

Possono esserci regressioni, come ad esempio tornare a fare la pipì a letto. Molte volte, invece, possono presentarsi dolori fisici, come mal di pancia e mal di testa.

È importante ricordare che non sono solo le grandi litigate a far male ai bambini, ma anche i giochi subdoli di potere che mirano a distruggere il coniuge.

Nel conflitto, i bambini vengono spesso strumentalizzati. Vengono coinvolti nelle discussioni e tirati in mezzo per ferire l’altro genitore.

I bambini vengono, così, messi al centro del conflitto. I piccoli vengono usati come arma e come scudo, a seconda delle occasioni e difficilmente si tende a comunicare come si dovrebbe.

Temi come l’educazione, le spese e le incombenze quotidiane nella vita dei figli diventano occasione per farsi la guerra anziché un momento di  condivisione importante per loro, uniche vittime, di un combattimento  spesso senza esclusione di colpi

Alcune volte, non poi così rare, un genitore può addirittura ostacolare in tutti i modi l’altro genitore impedendogli, più o meno esplicitamente, di vedere il bambino. In questo caso l’altro genitore viene escluso dalla vita del figlio.

È importante stare attenti al fatto che le situazioni conflittuali NON si presentano esclusivamente a fronte di una separazione.

A volte, infatti, può capitare che la coppia non si separi, ma che le dinamiche presenti siano molto complesse. In questo caso, anche se la famiglia continua a vivere sotto lo stesso tetto, i bambini sperimentano una scissione, trovandosi in mezzo ad una vera e propria guerra.

Per facilitare la comunicazione tra genitori separati è nata la piattaforma 2houses.com. Interamente tradotta in italiano é disponibile una prova gratuita di 14gg a questo link

DOTT.SSA ANNABELL SARPATO
www.annabellsarpato.com

La bigenitorialità ai tempi del Natale

Bigenitorialità piattaforma digitale

Le feste di Natale sono un periodo molto delicato per le famiglie separate, ma, con il giusto atteggiamento e con un po’ di impegno nel mettere da parte i conflitti genitoriali, si può riuscire a rendere queste giornate un momento piacevole per tutti.

Quando si è separati non è sempre facile gestire il periodo delle feste natalizie, soprattutto se il livello di conflitto è ancora molto alto. I genitori, a seconda del ruolo che andranno a ricoprire durante le feste, si potrebbero trovare ad affrontare momenti difficili in quanto il Natale è un amplificatore di emozioni, nel bene e nel male.

Vediamo insieme i possibili scenari in cui ci potremmo trovare.

Scenario 1: siamo il genitore che passerà il Natale con i figli

Quando siamo noi il genitore che passerà le vacanze con i figli, potremmo sperimentare una sorta di “ansia da prestazione” dovuta all’idea di dover far vivere ai nostri bambini giornate indimenticabili, magari anche per dimostrare loro che con noi si possono divertire di più che con l’ex coniuge.

Allo stesso tempo, potremmo trovarci anche a dover affrontare le emozioni negative dell’altro genitore. Queste emozioni spesso non vengono comprese coscientemente e si manifestano in aggressioni passive come, ad esempio, intralciare la gestione di tempi e spazi in cui dividersi i figli oppure opporsi alla meta scelta per le vacanze. La conseguenza è che anche noi potremmo sperimentare emozioni negative come rabbia e frustrazione e che questo stato d’animo possa rovinare le feste anche ai nostri figli.

Cosa possiamo fare per rendere migliore il Natale per i nostri figli 

Cerchiamo di accettare che le vacanze che abbiamo programmato con tanta passione potrebbero non coincidere con la realtà e che non stiamo competendo per l’amore dei nostri bambini perché loro ci ameranno ancora di più se non si sentiranno in condizione di dover scegliere qual è il “genitore migliore”. Proviamo, invece, a goderci le piccole cose di tutti i giorni, non facciamo troppi programmi, improvvisiamo! A volte le cose più belle succedono quando meno ce lo aspettiamo.

Proviamo ad allontanare lo stress dalle vacanze dei nostri figli, proviamo a non cadere nel solito schema conflittuale con l’altro genitore. Potrebbe essere molto difficile riuscirci, almeno le prime volte, ma i risultati arriveranno. Ricordiamoci che non possiamo cambiare le altre persone, ma se cambiamo le nostre reazioni, cambieranno anche quelle dell’altro. Lasciare andare le emozioni negative sarà un regalo per tutta la famiglia e i vostri figli ve ne saranno grati quando ricorderanno questi momenti.

 Scenario 2: siamo il genitore che passerà il Natale senza i figli 

Quando siamo il genitore che passerà le vacanze di Natale senza i figli, potremmo trovarci ad affrontare emozioni molto dolorose. Tra questi sentimenti, i più comuni sono solitudine e dolore che, se non vengono compresi, si possono trasformare rapidamente in rabbia. Spesso c’è anche una buona dose di invidia verso la felicità dell’altro genitore che “si sta divertendo mentre noi stiamo male”, ma questa emozione non viene quasi mai riconosciuta perché ci rende vulnerabili; la rabbia, invece, ci fa sentire vivi e pieni di energia, ci allontana dalle emozioni tristi. Potremmo manifestare questa rabbia cercando di mettere i bastoni tra le ruote all’altro genitore, magari potremmo provare a rovinargli le vacanze in modo che possa sentire il dolore che stiamo provando noi. 

Cosa possiamo fare per rendere migliore il Natale per i nostri figli 

Crescere, affrontare la verità e accettare le emozioni dolorose, sono i migliori regali che possiamo fare ai nostri figli. Scaricare la rabbia sull’altro genitore porta solo ad un circuito di dolore che si ripercuoterà su tutta la famiglia. La rabbia ci fa stare bene, ci distrae dalle vere emozioni che stiamo provando, proviamo a metterci in ascolto di noi stessi per capire cosa ci sta succedendo veramente. Ricordiamoci che le emozioni possono essere dolorose, ma non ci uccideranno.

Cerchiamo di andare incontro all’altro su orari e dettagli organizzativi, cechiamo di mettere da parte il nostro ego concentrandoci sulla soluzione migliore per rendere felici i nostri figli.

 Scenario ideale: passiamo il Natale con tutta la famiglia

I genitori dovrebbero avere lo stesso obiettivo: vedere i loro figli passare il periodo festivo con gioia e spensieratezza. La soluzione ideale per i bambini è quella di passare il Natale con entrambi i genitori che si impegnano a mettere da parte gli eventuali conflitti per godersi una giornata insieme a loro.

Invitare nonni e altri parenti di entrambe le parti è una bellissima idea che darà ai nostri figli ancora più gioia. Se i parenti non vanno d’accordo, bisognerà far capire loro l’importanza della collaborazione per il bene dei bambini.

Se gli ex coniugi hanno un buon rapporto, si possono invitare anche i nuovi compagni. È sottointeso che i nuovi partner siano già stati presentati ai figli e accettati da loro. Ricordiamoci sempre che l’obiettivo finale è la felicità dei nostri figli!

Cosa possiamo fare per rendere migliore il Natale per i nostri figli

Ci sono alcune regole da seguire affinché questa festa diventi un bel ricordo per tutti:

  1. Passare il Natale insieme deve essere una scelta condivisa da entrambi i genitori e non imposta da uno di essi. Quando c’è una forzatura è quasi certo che nasceranno tensioni che rovineranno la festa ai nostri figli.
  1. Evitare frecciatine, batture, sguardi minacciosi tra i genitori. I bambini sentono la tensione anche se si cerca in tutti i modi di mascherarla. Meglio essere sinceramente felici, almeno per questo giorno, in modo da costruire un bel ricordo per tutta la famiglia.
  2. Accordarsi sui regali in modo che quelli di un genitore non sembrino più belli di quelli dell’altro. Sarebbe ancora meglio consegnare i regali insieme in modo da trasmettere il messaggio che i genitori sono sempre i genitori e possono collaborare nel nome dell’amore per i propri figli.

I bambini hanno bisogno di un terreno solido sotto piedi e questo è possibile solo quando si sentono sicuri e amati.  Se i genitori sono in conflitto, non stanno costruendo una base sicura per i propri figli. Il conflitto tra i genitori fa sentire i bambini insicuri e li spinge ad iper-responsabilizzarsi con lo scopo di ristabilire la pace in famiglia invece che concentrarsi sul gioco e sulla leggerezza che dovrebbero avere in questa fase della vita.

Proviamo a metterci nei panni dei nostri figli, concentriamoci sull’amore incondizionato che sentiamo per loro, e facciamo tutto ciò che è in nostro potere per creare le situazioni ideali per vivere delle feste piene di gioia.

Buon Natale!

Dott.ssa Sarah Pederboni

Psicologa Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

www.psicoterapia-torino.com

 

 

 

Genitorialità Condivisa: 8 consigli per chi si separa

La genitorialità condivisa per essere sana e concretizzarsi in un affidamento condiviso reale deve essere stata ben progettata da entrambi i genitori i quali devono aver avuto modo di confrontarsi sulle problematiche reali della separazione e aver trovato il miglior accordo tra loro nell’interesse dei figli.

In particolare per andare incontro a una “rinascita” serena e evitare gravi ripercussioni sulla psiche, e a volte anche nel fisico dei nostri figli (si veda  Medicina 33 del 06.06.2017 ) gli esperti concordano circa la coesistenza di:

1 – Un buon progetto condiviso da entrambi i genitori:

Nella gran parte delle separazioni in Italia oggi si sente parlare di affidamento congiunto e spesso si è indotti a pensare che tale situazione sia il frutto di accordi non belligeranti presi con grande serenità tra ex e utili a favorire un progetto di sana bigenitorialità.

In realtà dietro a una “consensuale” sovente si nasconde la lunga trattativa fatta dai professionisti per evitare il peggio…

Stando così le cose, la capacità di pensare alla bigenitorialita viene spesso consacrata a mere esigenze pratiche atte a evitare una “giudiziale”. La successiva fase facilmente potrà essere causa di inutili sofferenze per il genitore più debole oltre che per i figli.

Ancora peggio nei casi di separazione giudiziale dove  la lite raggiunge alti livelli di aggressività e dove l’accordo finale inerente le regole da rispettare è dettato dal Giudice .

Un progetto genitoriale condiviso, la continuità psicofisica e la compresenza di entrambi i genitori sono fondamentali per tracciare la strada di una serenità futura. Il figlio deve essere in grado di sentirsi libero di dire “mi manca mamma” o “voglio chiamare papà”  e deve poterlo fare in qualsiasi momento!

a tal proposito si legga anche Comunicare senza litigare durante una separazione è possibile?

2 – la cooperazione intelligente tra ex

I genitori devono assicurarsi di essere sulla stessa lunghezza d’onda anche sul tema dell’istruzione. 

Sarebbe importante avere regole comuni o, quando queste non lo siano,  fare almeno in modo che le regole di mamma e di papà siano sempre molto chiare agli occhi dei loro figli.

Se le regole educative sono confermate da entrambi i genitori i risultati non tarderanno ad arrivare!

I genitori devono dimostrare grande intelligenza e condividere le informazioni.

Ideale ad esempio l’utilizzo di una piattaforma di gestione condivisa che permetta a entrambi di accedere a tutte le informazioni inerenti la vita  dei figli. 

Confrontatevi su scuola, incontri con gli insegnanti,  attività sportive e  amichetti ! i vostri figli vi ringrazieranno!

3 – La vicinanza geografica
La vicinanza è elemento di enorme valore per la riuscita del progetto!

Se vivete troppo lontani l’uno dall’altro sarà difficile per i vostri ragazzi seguire gli studi, frequentare i loro amichetti preferiti o semplicemente muoversi nel loro ambiente abituale. Inevitabilmente il vostro progetto di genitorialità condivisa finirà per naufragare

Fate di tutto per vivere vicini! Idealmente sarebbe perfetto lo stesso quartiere!

4 – Una stanza per i bambini

Se possibile regalate a vostro figlio la possibilità di avere di una stanza tutta sua in entrambe le case!

Se non si dispone dello spazio necessario sarà sufficiente  portare a casa i giochi che ama di più, pitturare con lui un’area di casa nella tonalità preferita o comunque ricreare assieme una zona di massimo confort.

I vostri ragazzzi torneranno sempre col sorriso a trovarvi ovunque viviate.

5 – L’attaccamento all’altro genitore

Regola fondamentale cui ogni genitore separato deve attenersi è quella di favorire gli incontri ed il rapporto con l’altro genitore.

Rispettate l’amore dei  figli per il loro padre o la loro madre anche se questi sono stati fonte di tanta sofferenza per voi…

Ne abbiamo già parlato; se ne volete sapere di più ecco il post: La bigenitorialità come funziona?

Per quanto concerne i tempi di frequentazione alcuni esperti consigliano di aspettare i 6 anni prima di intraprendere un percorso di affidamento con tempi condivisi al 50% anche se é sempre difficile generalizzare in quanto tutto dipende dal minore.

Di certo vi è che il bambino non deve essere separato dalla sua figura principale di attaccamento, padre o madre a seconda delle situazioni; se molto piccolo normalmente la figura primaria di attaccamento sarà la mamma.

6 – Flessibilità

Siate flessibili e sintonizzati sulle reali esigenze dei figli. Adattarsi alla situazione e alle loro richieste é sinonimo di grande equilibrio.

Voi siete gli adulti, non dimenticatevene mai! Al bando rigidità e rancore!

Siate disponibili a modulare il calendario in qualsiasi momento cercando con l’ex la soluzione più idonea al loro benessere.

7 – Ascoltiamoli!

Se sono abbastanza grandi da prendere le loro decisioni impariamo ad assecondarli.

Alcuni ragazzi preferiscono stare a casa di uno o dell’altro genitore con alternanza di 15 giorni; altri per un tempo minore; Intorno all’età di 9-10 anni alcuni giovanissimi hanno un maggiore bisogno della presenza paterna.

L’ascolto e il costastante confronto saranno di grande aiuto e favoriranno una crescita sana.

8 – Basta battaglie ideologiche

Avere la custodia di un figlio non dovrebbe mai essere considerato il punto di arrivo di una battaglia ideologica. Un sano affidamento congiunto prevede la compresenza di un padre e di una madre ma non è detto che tempi equipollenti corrispondeano sempre al vero interesse  dei figli!

Saranno loro a manifestarvi chiaramente la propria volontà a voi basterà ascoltare. Se necessario , fatevi da parte ...

In conclusione la genitorialità condivisa conviene a tutti e finalmente sono in molti oggi a pensarla cosi!

Sempre più mamme e papà sono oggi disposti a mettersi in gioco realmente tralasciando per quanto possibile  le discussioni e ponendo al centro il reale interesse dei figli di avere un padre e una madre presenti.

Bigenitorialità: questa sconosciuta! pensieri di una mamma

Mi ricordo quando mi hanno chiesto cosa pensassi della bigenitorialità, la prima volta. Mi ricordo che ho alzato un sopracciglio, stupita, anche un po annoiata.

Non sapevo si chiamasse così la possibilità di amare, seguire attivamente e nel modo piu efficace e presente possibile la vita dei figli da entrambe le figure genitoriali.

Per me è una cosa ovvia, auspicabile e doverosa.

Per tutti…per i figli, in primis.

Per garantirgli la possibilita’ di godere e “subire” i genitori per il maggior tempo possibile. Perché, anche se tendiamo a non ricordarcelo abbiamo una grande responsabilità nell’educare quelli che saranno gli “uomini e le donne” di domani.

Quindi sorridevo, pensando che fosse una precisazione ovvia.

Mi sono dovuta ricredere.

Non è cosi ovvia.

Come tutte le cose che dovrebbero essere “ovvie” sono spesso oggetto di strumentalizzazione e oggetto di ripicca e di rivalsa nei confronti dell’altra parte.

Ci sono padri e madri che cercano di annientare l’altra figura genitoriale, chiedendo affidi esclusivi, impedendo le visite , scappando in altre città, solo per una propria rivalsa personale, perché pieni di livore e di frustazione.

I perché possono essere tanti: perché di quella persona si vuole il male, perché ci ha ferito, tradito , umiliato.

Perché si è rifatta una vita e questo invece a noi manca.

Perché ci scoccia da morire dare dei soldi a chi si reputa immeritevole di ricevere una parte di ciò che si guadagna a fatica.

Perché bisogna abbandonare l’idea che i soldi li tenga l’ex, ci faccia le crociere o si compri le borserte firmate …in realtà quei soldi servono per permettere ai figli una vita più dignitosa.

E allora da donna, da madre, mi sento di dire questo: non confondiamo quella che è la bigenitorialita, il diritto e il dovere di crescere i figli con amorevole presenza, coinvolgendoli nella nostra vita e sentendoci partecipi nella loro, con altro.

I figli non saranno felici se li strappi dal loro contesto dal quali sono sereni e accuditi per qualche centinaio di euro o per ripicca, per comodità o per frustazione.

Loro pagheranno per tutto questo; soprattutto quelli piu fragili, quelli a cui non vengono date risposte.

Anche perché non sempre si può.

Ma tutto questo non lo dico solo a voi…lo dico anche a me.

Per me che sarebbe troppo facile parlare male di un padre volutamente assente ma pieno di pretese; dal giudizio e dall’offesa facile consguenze di chiara frustazione.

Sarebbe troppo facile pensare che la bigenitorialita sia una gran buffonata, che poi chi si “smazza” i pargoli sono sempre gli stessi, che è un gran bel dire, ma che la realtà è ben altra cosa.

Troppo facile …ma non lo farò.

No, perché questo mi spinge a crederci ancora di più.

Cercate, cari papà, di essere quello che fanno la differenza.

Quelli che sanno che essere presenti nella quotidianità di un figlio; preoccupatevi di come si veste, se studia, accompagnatelo nelle attività sportive, alle feste di compleanno.

Bigenitorialità vuol anche dire svegliarsi di notte se fa la pipi’ a letto o se vomita, sorbirsi per una decina di volte  ( almeno) sempre lo stesso cartone animato che a lui/lei piace.

Non giudicate noi mamme se manifestiamo, anche noi, il desiderio di ritagliarci degli spazi, per vivere una vita sociale degna di essere vissuta

Non è semplice essere “ mamma a tempo pieno” da sole; non è sempre quella “ benedizione” che tutti ti professano e che tu vorresti scongiurare.

Bisogna capire che i figli vogliono presenze, anche se a volte le cacciano, che li indirizzino, che li ascoltino e non li giudichino.

E come si fa se non si perde occasione per criticare l’altro ed esporlo alla pubblica gogna?

Cercate di capire se è felice, se ha fiducia in se stesso e se si stima, cercate di esserci sempre!

Perché la loro serenità è il nostro risultato migliore e non è detto che non si possa raggiungere assieme, ognuno nell’assunzione delle proprie responsabilità e dei propri diritti.

I vostri figli vi ringraziernanno….

Festa del Papà? con Periferie al Centro lo è davvero!

Mi è capitato recentemente di partecipare a Milano a una serata del progetto Papà al Centro, in occasione di un incontro con Alessandro Curti, autore del libro Padri Imperfetti e del romanzo Mai più sole e di prendere preziosi spunti per festeggiare con voi la festa del papà.

L’evento tenutosi presso lo spazio associativo di Periferie al Centro mi ha permesso di fare assieme ai tanti genitori convenuti  una serie di importanti e preziose riflessioni circa il ruolo del padre nella odierna società Italiana.

E’ stato molto bello sentire la voce dei papà, delle tante mamme e di alcuni nonni presenti. Davvero interessante constatare di persona come lentamente ed inesorabilmente la figura paterna si sia evoluta nel corso degli anni.

Papà al Centro mi ha fatto capire che il nuovo status di papà è una realtà e per questo motivo ho deciso di raccontare sul blog le impressioni raccolte.

La serata traendo spunto dai due libri di Curti ha orientato poi la propria attenzione verso un confronto “al maschile” dove i temi della genitorialità sono stati affrontati cercando di descrivere il nuovo modello di papà di cui sempre più spesso si sente parlare.

Le molte mamme presenti, sensibili alla tematica, hanno supportato il ragionamento e, partendo dall’assunto che l’arrivo di un figlio anche per un padre rappresenta un punto di straordinaria emotività, si è provato tutti assieme a dare una descrizione di questi nuovi papà dei Millenials

Un Mammo? un Superpapà? un Uomo Nuovo? molte le considerazioni che mi hanno toccato nell’intimo ma di certo c’è che la figura paterna sta vivendo una profonda trasformazione.

Un salto epocale dove i vecchi modelli non funzionano più e dove le antiche regole appaiano vetuste e insignificanti agli occhi dei nostri figli i quali ci aiutano ogni giorno a riscriverle soverchiando gli schemi precostituiti.

Assieme, uomini, donne, nonni e nonne abbiamo analizzato la nuova figura genitoriale giungendo alla conclusione che si è passati dal modello autoritario, tipico della cultura degli anni 50 al modello “autorevole” dove però il maschio fa fatica a trovare la giusta collocazione, a comprendersi e soprattutto a condividere le proprie emozioni.

Confusi dai media, dalle pressioni di un mondo del lavoro sempre più competitivo e agguerrito, da richieste di performance altissime in qualsiasi settore della propria vita i papà corrono il rischio di non riconoscersi più essendo disorientati e spesso senza alcun punto di riferimenato a sostenerli.

Da qui la grande novità: un posto dove i padri si incontrano e parlano di paternità! Un luogo fisico dove gli uomini possono parlare fra loro dell’essere padre, raccontare dei propri figli e perché no anche delle loro emozioni.Le madri sin dall’alba dei tempi sono state detentrici di questa prerogativa che oggi, anche grazie all’esperimento milanese, diventa accessibile anche a noi papà.

Dal canto loro le mamme si sono fatte sentire durante l’intero arco della serata. Il loro contributo è stato fondamentale per capire se il papà del duemila piace anche a loro e devo dire che hanno dimostrato di apprezzare molto a patto che “il nuovo”  non si proponga come la brutta copia della mamma o peggio ancora come un mammo.

La scoperta? Sono tanti i papà a cui piace sentirsi tali nella nuova accezione: sensibili, attenti e premurosi ma soprattutto dotati di grande empatia nei confronti dei propri figli.

Sempre più spesso i nuovi papà si raccontano: precursore fu Silvio Petta che grazie a Facebook e alla sua community di oltre 290.000 fan diede vita a Superpapà  la più grande community di papà in Italia che nasce nel 2010 con l’intento dichiarato di rivalutare la figura del Padre, parlare di paternità in rete come non si era mai fatto prima”.

Subito dopo il mondo dei bloggers si apriva al nuovo “movimento”: ecco che vediamo nascere in rete personaggi dal carisma unico come Federico Vercellino che scrive di Padri su Alley Oop – ilSole24ORE o figure poliedriche e istintive come Sharing daddy alias Francesco Facchini fondatore di “Italian Mojo”

Concludo con alcune considerazioni per noi Padri separati: a causa della nostra “assenza”, intesa in senso fisico, a volte può capitare di sentirci ancora più soli, disorientati e senza la possibilità di parlare né di condividere le proprie emozioni.

Come possiamo fare per supportare la nostra figura genitoriale cercando di offrire il massimo ai nostri figli nonostante l’ipossibilità di vivere la quotidianità? La mia personale risposta è molto semplice: presenziare e partecipare in maniera attiva, empatica e continuativa cercando di offrire il massimo della vicinanza emotiva.

Su di noi papà separati grava il rischio di cadere nella “controfigura” del padre da week end e da questa occorre tenersi alla larga! Un papà giocherellone che non si occupa di educare ma solo di essere divertente e accomodante non può supplire in maniera idonea alla crescita psicofisica della prole.

I Padri, tutti i papà, siano essi separati o meno hanno bisogno di imparare a guardare il mondo con gli occhi dei figli e di focalizzzre la propria attenzione sul proprio ruolo contenitivo.

Pare evidente che i valori da trasmettere per noi padri separati siano gli stessi degli altri papà.

Il mondo sta cambiando e così anche la pronunce della Giurisprudenza Italiana sempre più propense a valorizzare la figura paterna quando questa dimostri la propria adeguatezza e volontà di esserci e come padre e come educatore.Con sempre maggiore impatto la figura del papà viene costantemente riconosciuta e apprezzata quindi spetta a noi ora il diritto dovere di dimostrare di essere all’altezza.

Un augurio a tutti i Papà e che sia un 19 Marzo pieno di affetto e allegria !

                                                                                                                                            alfonso@2houses.com

 

Padri Imperfetti, il libro.

Quanto ognuno di noi idealmente ambisce ad essere un #genitore “perfetto”?

La realtà, poi, fortunatamente, ci mette sempre di fronte alla nostra imperfezione, carattaristica inscindibile della natura umana...sia di Padre che di Madre;

Alessandro Curti con il suo libro #PadriImpefetti (edito dal gruppo C1V Edizioni); ha voluto rappresentare casi, anche estremi, di figli alle prese con la conflittualità genitoriale, perché fermamente convinto che il ruolo dei padri, così bistrattato in passato e così “ancora in formazione” in una nuova accezione al giorno d’oggi, e dei genitori in generale, necessiti di spazi di condivisione, di narrazione e spunti di riflessione e confronto che spingano a porsi nuove domande, nel tentativo di fare pace con la propria umana imperfezione e nella costruzione di una nuova immagine di genitore differente da quella identificata storicamente.

Noi di 2houses abbiamo deciso di supportare il libro in quanto lettura di sicuro valore e profondamente attuale condividendone qui alcuni passi;

Andrea, educatore, viene chiamato a intervenire per dipanare la complicata matassa di relazioni generazionali e di coppia che spesso entrano a far parte della vita di un genitore separato.

A volte i padri lottano, altre volte scappano, ma in ogni caso lasciano un segno indelebile nelle vite dei loro figli. E non solo loro. Durante la lettura stessa e alla fine, il libro offre molti spunti di riflessione che portano a chiedersi quali siano i ruoli, i diritti dei padri e delle madri, e quali siano i loro doveri nei confronti dei propri figli, quando un uomo può essere definito padre, se nel momento esatto in cui la sua creatura nasce o quando decide di crescerla o quando le rimane accanto anche nelle difficoltà e se un uomo che fugge di fronte al figlio è pur sempre un padre; qual è il vero significato della legge sulla bigenitorialità, che effetti ha il divorzio breve sui figli, come può essere gestita la bigenitorialità da un punto di vista educativo al di là delle questioni giuridiche, quali sono i reali compiti delle istituzioni che si occupano di tutela dei minori, qual è il vero ruolo educativo della scuola e dei suoi insegnanti e tanti altri…
Molteplici gli spunti tutti rivolti a fare una seria valutazione circa il ruolo della bigenitorialità e della qualità dei rapporti in famiglia; seguono alcuni passi del libro:
Filippo è il padre di Alice, ma non la può vedere come vorrebbe perché Martina non glielo permette. Ad ogni incontro c’è sempre una scusa, una malattia, un intoppo che gli impediscono di svolgere il suo compito. Anche Alice è contro suo padre e lo mette in difficoltà anche solo chiamandolo per nome. Sulle spalle di Filippo pesa soprattutto quell’estremo gesto fatto in passato, quando non riusciva a tr ovare una via d’uscita da una situazione che per lui era solo fonte di dolore. Ma Filippo ha davvero chiaro cosa significhi essere padre? Può riuscire, oltre alle rivendicazioni legali, a vivere completamente la sua paternità part-time evitando di trasfor marsi in un “padre da week end”?
Stefano è il padre di Niccolò e non riesce a comprendere perché Laura quella madre che li ha abbandonati voglia assolutamente avere un rapporto con suo figlio. Stefano si consacra completamente a suo figlio ma non riesce a soddisfare il bisogno di affetto che Niccolò prova perché ancora ingabbiato nel dolore di aver perso le due donne che più ha amato nella sua vita. Il ragazzo ,di suo,è combattuto tra la voglia di creare un rapporto con sua madre e la paura di tradire il padre e si trova, a sedici anni, a dover gestire in modo adulto le discussioni infantili tra i suoi genitori perdendosi così i suoi anni migliori. Ma un adolescente quanto può resistere prima di scoppiare?

Mattia vive con i nonni Anna e Luigi che si occupano di lui come di un figlio perché sua madre Daniela non ne ha le capacità e suo padre Antonio è scomparso non appena ha saputo che stava per avere un figlio. Mattia è in una fase delicata della sua vita perché si sta affacciando all’adolescenza e soffre della mancanzadi due genitori che riescano a frenare il suo scalpitare verso la vita. Affaticato da una situazione per cui non ha responsabilità, soffocato dall’affetto che gli ricorda costantemente ciò che gli manca, arrabbiato dal peso che crede di dover portare da solo alza il tiro nella speranza che qualcuno gli dia ciò che crede di averebisogno. Fino a che punto deve arrivare per far pace con la sua storia?

Filippo vorrebbe fare il padre ma non ne ha le possibilità. Stefano fa il padre a tempo pieno ma vive il giudizio di chi lo mette sotto pressione. Antonio sarebbe padre ma ha rinunciato al suo ruolo.

Alice, Niccolò e Mattia sono tre figli che vivono storie famigliari complesse e che subiscono le conseguenze di adulti che non sanno/vogliono/possono/riescono a prendersi cura di loro. Nelle vite di questi personaggi entra Andrea, non perché lo abbiano scelto ma perché qualcuno (un Tribunale) lo ha imposto infatti da educatore con il compito di tentare di ricucire le relazioni familiari;Le vite dei protagonisti si intrecciano con quella di Andrea in un continuo viaggio (fisico e metaforico) tra le esistenze degli altri, nelle loro case, nei loro viaggi, nelle loro fughe, nelle loro paure…
Il compito di Andrea è di cercare di sostenere gli adulti nel loro ruolo genitoriale, senza proporre ricette ma aiutandoli a scoprire, dentro di loro,limiti e risorse.
Comportarsi da adulto è il ruolo fondamentale del genitore e la condivisione ed il rispetto dell’altro, anche nel caso di una separazione, sono passaggi importanti nella conquista della maturità.

La bigenitorialità come funziona? : 10 regole

La bigenitorialità come funziona? dieci punti ai quali i genitori separati dovrebbero potersi rifare per alimentare e mantenere rapporti sani con tutta la famiglia e con i propri figli.

Pubblichiamo in anteprima la  prima guida di 2houses realizzata grazie alla preziosa collaborazione di Alessandra De Sanctis e Sara Perdeboni Psicologhe e Psicoterapeute di Psicologia e Benessere

La guida è ora disponibile per l’Italia su supporto digitale a questo link: bigenitorialita-guida.it/ ci auguriamo che possa diventare uno strumento istantaneo ed utile sul quale trovare spunti e facili risposte ai quesiti che spesso noi, genitori separati ci poniamo in relazione alla bigenitorialità.

Presto arriveranno le guide su supporto cartaceo per tutti i Professionisti che ce ne faranno richiesta! e grazie alle collaborazioni che stiamo attivando in tutta Italia!

Per avere la copia cartacea scrivete a: alfonso@2houses.com

La #separazione è un momento di grande cambiamento nella vita delle persone coinvolte e solitamente conduce a grossi stravolgimenti dal punto di vista organizzativo, emotivo e comunicativo. Indubbiamente si va incontro a grosse difficoltà, che possono portare ad incomprensioni e momenti di tensione tra gli adulti, in cui a prevalere è la parte emotiva.

Tutto ciò può risultare incomprensibile per i bambini fino al punto di farli sentire spettatori invisibili e strumenti delle dinamiche coniugali.

Per evitare che si sviluppino queste relazioni disfunzionali è fondamentale che i genitori condividano un progetto di #bigenitorialità e che il “ponte parentale” sia sempre aperto ed alimentato in funzione del benessere del bambino.

Questa breve guida rappresenta un punto di partenza per condividere un’esperienza di #bigenitorialità utile alla costruzione di un nuovo equilibrio familiare positivo.

1 Comunicate in modo empatico ed efficace

Utilizzare uno stile comunicativo assertivo è molto importante in ogni fase della separazione. Quando comunicate la vostra decisione ai figli, ad esempio, fatelo insieme all’altro genitore, utilizzando un linguaggio semplice, adatto all’età e alla personalità di vostro figlio ed, inoltre, fatelo solo quando siete sicuri della vostra decisione. Questo tipo di comunicazione favorisce nei bambini la percezione che continui ad esserci un’alleanza genitoriale anche se non esiste più quella coniugale il che equivale ad alimentare la bigenitorialità; tale sensazione viene rafforzata dall’utilizzo di un linguaggio positivo, rispettoso e non denigrante nei confronti dell’ex partner e dei suoi familiari.

2 Siate onesti e lasciate spazio alle emozioni

Parlare delle vostre emozioni in modo sincero ed autentico, consente ai bambini di lasciarsi andare ai propri sentimenti senza vergogna o paura. Chiaramente, l’espressione delle emozioni non deve diventare una valvola di sfogo della propria rabbia o disperazione perché potrebbe diventare per vostro figlio un modello negativo che condizionerà la sua vita affettiva. Lasciare spazio alle emozioni può essere, invece, un’occasione di educazione emotiva, oltre che una modalità di condivisione che rafforzerà il vostro rapporto. Allo stesso modo, per non lasciare che i vuoti vengano colmati dal senso di colpa, un suggerimento utile è quello di essere onesti sui motivi che hanno determinato la fine del rapporto, evitando di entrare troppo nei dettagli, ma lasciando spazio a dubbi e domande.

3 Rassicurate i vostri bambini

Per i bambini è difficile differenziare la separazione coniugale dal legame genitoriale, per cui tendono a pensare che l’allontanamento tra i genitori corrisponda alla fine del legame affettivo genitore-figlio. Il “sentirsi al centro”, tipico dei bambini più piccoli, li porta a credere di essere la causa di tutto ciò che accade e, quindi, anche della fine del legame coniugale. Intervenire, spiegando che la separazione è solo una vostra decisione e che i bambini non hanno alcuna responsabilità, ha una funzione rassicurante e rappresentativa del vostro amore immutato. Cercate di coccolarli un po’ di più, passate del tempo insieme, leggete delle storie a tema, spiegando loro che la decisione di separarsi è definitiva per evitare illusioni e inutili tentativi di riconciliazione.

4 Tutta la famiglia è importante!

Per far comprendere ai bambini che dopo la separazione la mamma e il papà saranno sempre presenti con il loro affetto, è importante che gli adulti mantengano la comune responsabilità genitoriale, consultandosi sulle decisioni da prendere e trovando una soluzione condivisa. E’ sicuramente d’aiuto a creare un clima sereno, fare in modo che i bambini passino del tempo con entrambi i genitori e con il resto della famiglia: questo significa rispettare e incoraggiare le visite, permettere le telefonate all’altro genitore, programmare del tempo da passare con nonni, zii e cuginetti, trascorrere insieme ad entrambi i genitori feste di compleanno e occasioni importanti in modo da trasmettere unione e affetto. Non dimentichiamo che i familiari sono punti di riferimento nella vita dei bambini e rappresentano una valida risorsa in caso di bisogno. 

5 Ecco cosa potete evitare

  • Parlar male, screditare o denigrare l’altro genitore con i vostri figli; cercate, piuttosto, di sottolineare i suoi lati positivi, anche se questo può costarvi fatica.
  • Mettere in mezzo alle questioni “da adulti” i vostri figli, utilizzandoli come: complici o alleati contro l’altro genitore, messaggeri o testimoni di ciò che l’altro fa o dice, giudici o arbitri dei vostri comportamenti.
  • Litigare davanti ai figli (soprattutto in caso di separazione ad alta conflittualità!), utilizzando parole e comportamenti di tipo aggressivo; è da evitare anche l’aggressività di tipo passivo, caratterizzata da sottili provocazioni e atteggiamenti ostili che i bambini percepiscono ugualmente.
  • Infangare il passato dei vostri figli con falsi ricordi o inibire quelli positivi costruiti con uno o entrambi i genitori; è importante che condividano con voi anche i ricordi negativi, fanno parte della sua storia!

6 Stabilite una nuova routine

serve ai bambini per gestire l’ansia che deriva dal non sapere cosa accadrà nell’immediato ed, inoltre, è utile a sviluppare delle nuove strategie di adattamento a ciò che di nuovo stanno vivendo. Questo è il motivo per cui è consigliabile cercare di modificare il meno possibile le abitudini dei bambini, ma se ci si trova a dover affrontare dei cambiamenti, un buon suggerimento per favorire l’adattamento è quello di stabilire al più presto una nuova routine.

Qualche idea per facilitare il cambiamento potrebbe essere: comunicare in modo chiaro –  ad esempio preparando insieme un tabellone – i giorni e gli orari in cui starà con l’uno o l’altro genitore; continuare a far riferimento alle regole che avevate stabilito in precedenza, evitando troppa indulgenza; infine, se possibile, cercare di fare vivere i figli nella casa in cui sono cresciuti o almeno, nella stessa zona i cui si trovano i loro riferimenti come amici, scuola e attività sportive.

7 Siate adulti responsabili

Ricordatevi sempre che il benessere dei vostri figli viene prima di qualunque cosa! Comportatevi da genitori e adulti responsabili e impegnatevi a superare questo momento difficile, cercando di elaborare la rabbia e la tristezza. I vostri bambini imparano da voi, siete il loro modello! Fate attenzione ai segnali che vi mandano ed aiutateli ad esprimere la paura e la rabbia senza rimandare o reprimere le loro emozioni.

Spesso, infatti, fanno fatica a verbalizzare il disagio, ma facilmente lo manifestano attraverso il corpo con mal di pancia, enuresi.. o attraverso comportamenti insoliti come reazioni aggressive, chiusura, atteggiamenti rifiutanti.

Se sentite di non farcela da soli, non abbiate timore di chiedere aiuto ed affidatevi a professionisti esperti che possano sostenervi ed aiutarvi di fronte alle difficoltà.

8 Fate un piano per il vostro futuro

Dopo il percorso di elaborazione della separazione, arriverà finalmente il momento in cui vi sentirete pronti per guardare al futuro. Si chiude con il passato per ricominciare a vivere e ad elaborare un nuovo progetto di vita personale. Potete scegliere di vivere questo momento come un’opportunità di rinascita: smettete di lamentarvi o dare colpe, fate una lista di obiettivi a breve, medio e lungo termine, concentratevi sul presente e passate all’azione facendo ciò che vi rende felici. La resilienza è un dono prezioso e un grande insegnamento per i vostri bambini perché così, da voi, impareranno che insieme si possono superare tutti i momenti difficili e che si può vedere il lato positivo in ogni situazione.

9 Rispettate i tempi per introdurre il nuovo partner

Quando vi sentirete pronti ad andare avanti con la vostra vita potrete aprirvi ad una nuova relazione affettiva. Non è detto, però che anche i vostri figli siano pronti ad accettare una nuova presenza, per cui cercate di rispettare i loro tempi. Presentate il nuovo partner solo quando siete sicuri dei vostri sentimenti e utilizzate le modalità e il linguaggio più adatto alla personalità e all’età di vostro figlio. Cercate di rispettare i ruoli: evitate di creare ambiguità introducendo il partner come terzo genitore e favorite, invece, un rapporto positivo ed affettuoso tra di loro in modo da alimentare un clima armonioso e di fiducia nell’intero nucleo familiare.

10 Sfruttate la tecnologia!

Una buona comunicazione e un’organizzazione efficace della nuova situazione familiare, permettono di migliorare la qualità dei rapporti tra gli ex coniugi in funzione del progetto di bi-genitorialità.

La moderna tecnologia ci viene in aiuto con la sempre crescente diffusione di nuove applicazioni create per esaudire ogni richiesta: inviare messaggi istantanei, scambiarsi fotografie dei momenti più belli, condividere appuntamenti, informazioni e documenti… L’avere accesso alle informazioni sui propri figli quando non si è presenti e vedere cosa stanno facendo attraverso le fotografie condivise, abbassa l’ansia e diminuisce la conflittualità, rendendo la vita di tutta la famiglia più serena.

Comunicazione e Condivisione Un’ottima soluzione per facilitare la comunicazione è #2houses!Il

vantaggio di 2houses è quello di riunire in un’unica applicazione tutte le funzioni che permettono una comunicazione immediata, chiara e condivisa tra ex partner, familiari e professionisti, mettendo al centro di tutto l’interesse dei bambini.

2houses è una straordinaria opportunità per i genitori di gestire insieme la vita dei loro figli, seguendoli nelle varie tappe dello sviluppo, partecipando alle attività e agli eventi della loro crescita e rendendo partecipe anche l’altro genitore.

Si possono condividere eventi in calendario, documenti importanti, spese in comune, contatti di riferimento e album fotografici; in questo modo i bambini si possono sentire sempre al centro dell’attenzione familiare e i rapporti tra i genitori possono diventare più semplici grazie all’assenza della componente emotiva tipica dei confronti diretti.