Cultura bigenitoriale e piattaforme digitali: un nuovo inizio per l’Italia ?

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La cultura bigenitoriale stenta a farsi strada nella nostra nazione così come stentano ad attecchire gli strumenti digitali che  nascono e proliferano all’estero per favorire la bigenitorialità tra ex. 

Complici una normativa inadeguata e un’opinione pubblica che solo ora sta prendendo coscienza di quale sia la reale situazione in Italia in tema di separazione e divorzio.

In Canada, USA, Belgio e nelle altre nazioni dove sono attivi e fruibili istituti di A.D.R.,  i contratti prematrimoniali e, dove il coparenting è al centro del diritto di di famiglia, migliaia di famiglie hanno già usato almeno una volta questi strumenti  che sempre più spesso grazie al digitale mirano alla valorizzazione delle relazioni parentali tant’è che già si parla di FamTech .

Mentre in Italia sono ormai evidenti gli effetti di un economia del divorzio che sta lentamente devastando intere generazioni

i tribunali di Canada e Usa caldeggiano l’utilizzo di una qualche piattaforma digitale per favorire le comunicazioni tra ex anche nei casi di separazione giudiziale.

Era il 4 Gennaio 2016 quando le principali testate italiane riportavano con un certo clamore la notizia inerente l’arrivo della versione italiana di 2houses.com:

App e sito web nati per migliorare l’organizzazione e la vita delle famiglie con genitori separati.

Ricordo con piacere le giornate frenetiche che hanno preceduto l’immissione on line  del sito web e dell’App che  si è arrivati a rendere disponibile grazie alla collaborazione di un gruppo di amiche e amici che da sempre supportano il progetto con attività di volontariato.

Era chiaro sin dal principio quanto la strada fosse in salita nonostante la nobile mission :

sostenere la divulgazione di una cultura bigenitoriale ampia che, grazie a comportamenti attivi da parte di ambedue i genitori , fosse in grado di favorire l’interscambio di informazioni e la condivisione di notizie, pensieri e immagini dei propri figli con beneficio nello sviluppo psicofisico della prole”.

La piattaforma si proponeva come un nuovo strumento di bigenitorialità troppo innovativo per un paese dove la cultura bigenitoriale era agli albori e pertanto venne “liquidato” velocemente con una certa superficialità dagli addetti ai lavori.

Arrivarono le critiche da ogni fronte: tutti in coro si domandavano come potesse un’ App sostituirsi al dialogo tra due genitori che, nonostante i fanciulli, mal si sopportano e dimenticano di pensare al loro benessere.

Specialmente nei casi di separazione giudiziale dove vecchi rancori mai sopiti si rappresentano sotto forma di pretese, ingiustizie e ripicche pareva impossibile trovare spazio concreto per una piattaforma innovativa tra l’altro già molto diffusa nel resto del mondo.

Noi decidemmo di andare avanti e di credere nel progetto anche perché ben sapevamo che non era l’App a essere fallimentare ma bensì che la normativa in tema di separazioni e affidi fosse da rivedere e mal rispondesse alle esigenze sociali della nazione.

Balzo’ subito agli occhi l’inapplicazione concreta di una Legge, la n. 54 del 2006 che, sebbene sancisca il diritto del minore a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori,  nella realtà dei Tribunali trasforma un procedimento di separazione in un affido che, di condiviso, ha davvero poco.

In Italia ogni anno ci sono più di 80.000 divorzi e 90.000 separazioni e solo l’1% di questi vede coinvolti i figli in un affido materialmente condiviso!

L’ ostacolo allo sviluppo della piattaforma era ormai evidente.

Arrivava proprio dalla mancata applicazione della normativa e da norme che non tenevano in dovuto conto il nuovo indirizzo giurisprudenziale e culturale in tema di co-parenting.

Una nazione, quella in cui viviamo, che nonostante la ratifica della legge  27 maggio 1991, n.176 inerente la Convenzione sui diritti del fanciullo  è stata più volte condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per inapplicazione del diritto alla bigenitorialità.

Nazione, l’Italia, che rimane fanalino di coda del mondo industrializzato per quanto riguarda questo tema.

Mentre da un lato la L 54/2006 prevede all’art. 115 che “il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori” nella realtà del quotidiano tutti noi assistiamo al continuo omologarsi di separazioni consensuali che individuano un genitore collocatario e un secondo genitore“a intermittenza” che potrà offrire ai suoi figli, se fortunato, una frequentazione fatta di week-end alterni e di qualche ora di visita infrasettimanale.

Se poi si entra nel merito delle separazioni giudiziali troppo spesso sono i fanciulli a pagare il costo di un sistema che condiziona il diritto alla bigenitorialità e li usa come ostaggi per assecondare interessi di potenti lobby che, col sistema “divorzificio” hanno fatto la loro fortuna.

Alcuni genitori, davvero pochi a dire la verità, illuminati e consapevoli dell’esistenza di norme quantomeno inapplicate, tendono in maniera costruttiva a farsi aiutare da un mediatore o da uno psicoterapeuta riuscendo così a mettere al centro l’interesse della prole e lasciando da parte inutili rivendicazioni e rabbia.

A loro va il plauso di testimonianza in quanto è proprio grazie a pochi “illuminati”, in grado di uscire da schemi precostituiti o imposti dal sistema, che lentamente si sono accesi i riflettori sul tema della bigenitorialità permettendo così l’apertura verso una nuova strada.

Purtroppo, nostante tutto, gli strumenti di cogenitorialità, anche digitale, di pari passo con quelli normativi, stentano ad entrare nell’uso quotidiano il che non fa altro che evidenziare quanto sia ancora necessario aprire al cambiamento.

Che il cambiamento sia in atto lo dimostrano alcune pronunce di Cassazione le quali in maniera innovativa abbandonano il principio della maternal preference  per favorire quello del gender neutral child custody, che si basa sulla neutralità del genitore affidatario, che puo’ ora essere sia il padre, sia la madre, in base al solo preminente interesse del minore.

Nelle nazioni evolute che hanno una cultura di bigenitorialità profonda e rispettosa dei fanciulli si assiste a una continua valorizzazione del principio di piena bigenitorialità e di pari passo si possono trovare molteplici studi scientifici che dimostrano come i figli di genitori separati che passano almeno il 35% del tempo con ciascuno di essi godranno di una vita migliore rispetto a a quelli che non potranno farlo. In particolare :

  • – Avranno migliori relazioni sia con la madre che con il padre;
  • – Andranno meglio a scuola e prenderanno voti migliori;
  • – Godranno di una migliore salute psicologica e saranno socialmente inseriti;
    – Saranno meno propensi a fumare, drogarsi e bere;
  • – Saranno meno propensi a soffrire di depressione, ansia e altri problemi legati allo stress.

Finalmente assistiamo in queste ore a una vera e propria rivoluzione basata sul criterio di “gender neutral child custody” .

Naturalmente, laddove tale criterio trova applicazione si assiste parallelamente a una diffusione nell’utilizzo di piattaforme di c.d. mediazione digitale e, cosa ben più importante, il perdurare di rapporti sereni tra famiglie di genitori separati, ivi compresi i tanto mistrattati nonni spesso vittime di alienazione .

Belgio, Svezia,  Canada e Usa sono le nazioni dove la cultura bigenitoriale è nata per prima e dove oggi ha messo le sue radici;  è proprio in questi paesi che strumenti come 2houses.com vengono indicati dalle Courts come piattaforme utili allo sviluppo di un dialogo costruttivo tra genitori atto a favorire la serenità psicofisica del minore.

Anche da noi non mancano i segnali di una “virata” in favore del criterio della neutralitàE’ recente la Sentenza 2945 del 2/11/2018 presso il Tribunale di Firenze  dove il Giudice si pronuncia chiaramente per:

a) un affidamento condiviso del minore a entrambi i genitori;

b) il mantenimento diretto da parte di entrambi i genitori;

c) un obbligo di contribuzione in pari misura delle spese straordinarie;

Altre sentenze simili sono già state emesse presso vari Tribunali forse anche alla luce dei riflettori puntati sul DDL 735 ,norma tanto discussa, attualmente all’analisi del Senato per la discussione.

Senza entrare troppo nel merito del testo sopra citato ci piace pensare che la cultura bigenitoriale stia lentamente divenendo un valore condiviso anche perchè l‘esigenza di questa nazione è reale e tangibile così come lo è la sofferenza delle tante famiglie che ogni giorno toccano con mano il problema.

Noi temiamo che la sopportazione delle persone sia ormai arrivata al limite e che la richiesta di giustizia che giunge da più parti potrà essere soddisfatta solo rivedendo nel suo insieme la normativa in tema di affidi così come le norme che regolano le attività dei Servizi Sociali e delle strutture a supporto delle Famiglie

L’augurio che possiamo farci per questo 2019 appena iniziato è che si arrivi presto a parlare anche in Italia di bigenitorialità in maniera seria e concreta a prescindere dai colori politici e dalle risse da stadio che ogni importate riforma si trascina dietro.

Solo con una riforma condivisa e realizzata nel vero interesse del minore e delle famiglie anche le piattaforme digitali come la nostra potranno finalmente esprimere il proprio reale supporto alla cultura bigenitoriale.

Alfonso, 2houses.com.

 

 

 

ddl Pillon approvazione: Guelfi e Ghibellini si confrontano

Pillon Spadafora

Tanto scalpore ha creato in queste settimane il deposito a firma Pillon del disegno di Legge recante le “nuove norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto della prole e garanzia di bigenitorialità”.

Al di là della notiziabilità dell’evento, anche noi con un titolo provocatorio abbiamo deciso di parlarne.

Pare opportuno precisare che proprio per il fatto che sia un Disegno Di Legge siamo nell’area delle iniziative legislative.

Il che implica che il progetto, così come oggi, potrebbe non tradursi in Legge senza modifiche anche sostanziali.

Il DDL è ancora a uno stadio iniziale dell’iter di approvazione e, se varato in questi termini, potrebbe riformare sensibilmente il diritto di famiglia vigente.

Abbiamo interpellato gli “addetti ai lavori” con la speranza di aiutare il lettore a farsi un’opinione che vada oltre le partes che già si scontrano sui social come se fossero nuovi Guelfi e Ghibellini.

Incontriamo primi fra tutti gli avvocati dello studio CRCLex 

Specializzati in diritto di famiglia, che con le sue sedi di Milano e Padova da anni supporta l’attività di 2houses.com.

E’ grazie a loro se la nostra piattaforma ha trovato formalmente spazio in un procedimento giudiziale per l’affidamento di un minore venendo addirittura citata nel Decreto emesso dal Tribunale ex art. 337 ter c.c.

Con riferimento al DDL, l’Avvocato Beatrice Pillan riconosce che:

oltre ad aspetti più prettamente procedurali, quali la previsione della mediazione obbligatoria, l’introduzione della figura del coordinatore genitoriale o la predisposizione di un piano genitoriale concordato tra i genitori, le disposizioni che faranno di certo maggiormente discutere sono quelle volte ad una effettiva realizzazione del regime dell’affido condiviso”

Pare necessario analizzarne brevemente le novità:

1) PREVISIONE DI TEMPI PARITETICI DEI FIGLI PRESSO CIASCUN GENITORE

L’art. 11 del DDL, sostituendo l’attuale testo dell’art. 337 ter c.c., prevede che il giudice

“qualora anche soltanto uno dei genitori ne faccia richiesta e non sussistano oggettivi elementi ostativi”

debba assicurare al figlio minore pari tempo di permanenza presso il padre e la madre, o, in ogni caso, la permanenza presso ciascuna delle figure genitoriali per un tempo non inferiore a dodici giorni mensili. Tale regime potrà essere derogato unicamente in presenza di diverso accordo tra le parti.

2) PREVISIONE DEL DOPPIO DOMICILIO DEL MINORE

Il DDL prevede  l’obbligo per il giudice, nel disporre l’affidamento condiviso ad entrambi i genitori, di:

stabilire il “doppio domicilio” del minore ai fini della ricezione delle comunicazioni scolastiche, amministrative ed inerenti alla salute della prole.

3) ABOLIZIONE DELL’ASSEGNO DI MANTENIMENTO PER I FIGLI

Il DDL accorda una preferenza al regime del mantenimento diretto e la sostanziale soppressione dell’assegno di mantenimento.

Spiega l’Avv. Pillan che:

qualora il disegno legislativo dovesse essere approvato nella sua attuale stesura, si assisterebbe all’abolizione del contributo fisso di mantenimento da versarsi all’altro genitore, sulla base del principio secondo cui entrambe le parti dovrebbero provvedere in via diretta alle esigenze del figlio”.

Tale novità, se da un lato rappresenta in astratto l’affermazione più piena del regime dell’affido condiviso, dall’altro lato porta con sé una serie di criticità che ne mineranno la concreta operatività.

Il fatto, invero, che sia comunque ammessa l’individuazione da parte del giudice di specifici capitoli di spesa da attribuirsi all’uno o all’altro genitore, non elimina il problema, essendo evidente l’impossibilità per l’organo giudicante – ma anche per gli stessi genitori in caso di accordo – di prevedere ogni singola voce di spesa presente e futura afferente i figli, con la probabile conseguenza di un moltiplicarsi di successivi ricorsi al giudice ”

Effettivamente di discussioni accalorate sia sul web che sulla carta stampata in queste ore se ne sono lette parecchie.

Fra tutte l’articolo di Repubblica.it dell’Avv. Bernardini De Pace che ha ricevuto innumerevoli critiche fra tutte la risposta del Sen. Pillon oltre a numerosi articoli e post che invece ne sostengono la validità

Non usa tanti giri di parole l’Avv. Gianni Casale, del Foro di Modena

Ideatore del Progetto Anthea – prima piattaforma di comunicazione integrata per genitori conflittuali che ha già trovato applicazione presso il Tribunale di Modena e che sta seguendo numerose cause pilota per chiederne l’imposizione coattiva da parte del Magistrato.

A chi mi chiede cosa io pensi del nuovo disegno di legge depositato dal nuovo patto di governo sul tema della bigenitorialità sarò chiaro e diretto: non mi piace e non vi trovo quelle soluzioni innovative e definitive che il suo redattore, Sen. Avv. Simone Pillon, ritiene di avere con esso creato e proposto”.

E prosegue:

“L’analisi completa necessiterebbe di maggior spazio che non può essere esaurito in poche battute ma, ad esempio, ritenere la mediazione obbligatoria come “il tocca sana” dei problemi delle coppie conflittuali lo trovo quanto di più ingenuo si possa leggere

Abbiamo chiesto all’Avvocato Casale cosa si auspicasse alla luce di una critica così netta?

ecco la sua risposta: “Auspico che il DDL venga ritirato e si proceda in modo molto più ponderato e che coinvolga concretamente le parti interessate”.

“ho avuto modo di confrontarmi con molti colleghi e questo DDL proprio non piace e creerebbe solo ulteriori difficoltà nel cercare la quadratura del cerchio”.

Di tutt’altro parere Roberto Castelli Presidente Ass. Genitori Sottratti, Vice Presidente Coordinamento Interassociativo Colibrì

secondo cui Il nuovo disegno di legge 735, rappresenta una piccola rivoluzione:“e la rappresenta non solo perché risponde precisi standard europei e a ciò che il consiglio d’Europa ha indicato al nostro Paese, ma lo rappresenta per la modalità con cui viene ancor prima presentato e discusso insieme a tutte le associazioni italiane che si occupano di “separazione” grazie alla grande disponibilità del senatore Pillon che ha aperto canali di dialogo con tutti allo scopo di rendere partecipi anche gli operatori del settore” e prosegue:un aspetto rivoluzionario è rappresentato dal carattere restitutivo di questo DDL : dopo 12 anni di un affido condiviso che, di fatto, di condiviso aveva solo il nome ecco che si presenta con alcuni punti chiave fondamentali nel fare la differenza:

1.La Mediazione familiare obbligatoria;

2. L’affido materialmente condiviso con tempi equivalenti e una definizione non più lasciata all’arbitrio delle cause di esclusione;

3. Il mantenimento diretto ed il Piano Genitoriale;

4. La lotta all’alienazione parentale;

5 L’abrogazione dell’addebito;

6. La doppia domiciliazione dei figli presso l’abitazione di madre e padre;

7. L’abrogazione dell’articolo 570 bis del codice penale”.

In conclusione secondo Castelli, che da sempre segue le cause dei genitori separati:

il nuovo disegno di legge ha ottime carte in mano per responsabilizzare la coppia genitoriale definendo precisi paletti funzionali atti a favorire una equa frequentazione affettiva dei propri figli”

Utile a “riportare dignità ad ENTRAMBE le figure genitoriali anche grazie ai punti dedicati alla lotta all’alienazione parentale.

Giudizio diametralmente opposto pare leggersi su Huffingtonpost.it da parte di Giuditta Pasotto fondatrice di Gengle.it

Secondo Giuditta i punti critici sarebbero molteplici e in particolare la necessarietà di un passaggio alla mediazione obbligatoria potrebbe destare problemi procedurali oltre che rappresentare un aggravio di costi per le coppie che intendono porre fine al proprio matrimonio.

Altre critiche sono mosse poi in relazione alla questione della doppia residenza e alla casa casa coniugale.

Abbiamo infine raggiunto l’Avv. Silvio Albanese, Presidente dell’associazione “Genitori Separati Insieme per i Figli”  che ci dice che

“Il ddl Pillon nasce nell’attuale contesto per ovviare alle storture del sistema e nel complesso il lavoro svolto è lodevole, ma può essere migliorato e, in qualche passaggio, corretto, con buona pace dei pesanti attacchi dell’avv. Bernardini de Pace, che si schiera a favore o contro qualunque cosa a secondo della convenienza del momento, incurante di contraddire se stessa

Secondo l’Avv. Albanese che opera presso il Tribunale di Udine

“Il dettato normativo introduce due previsioni notevoli ed importanti, che si muovono nell’alveo delle ADR (Alternative Dispute Resolution), ovvero di quelle procedure alternative o complementari al giudizio, che hanno il fine di contenere la conflittualità e promuovere soluzioni condivise nell’individuazione delle condizioni di separazione”.

Si prevede infatti l’introduzione di nuove figure professionali, che dovrebbero coadiuvare i coniugi nel percorso separativo nell’interesse dei figli: il mediatore familiare e il coordinatore genitoriale.

Circa l’obbligo delle parti di rivolgersi ad un percorso di mediazione familiare, prima di adire il giudizio se in esso sono coinvolti minori: (art. 7, co. 1, lett. a)

per Albanese tale disposizione si pone quale “pessimo esempio di coordinamento giuridico interno alla stessa norma, poiché delinea precetti contraddittori:

La partecipazione al procedimento di mediazione familiare è volontariamente scelta dalle parti e può essere interrotta in qualsiasi momento.

L’esperimento della mediazione familiare è comunque condizione di procedibilità secondo quanto previsto dalla legge qualora nella controversia siano coinvolte direttamente o indirettamente persone minorenni” (art. 3, co. 3)”.

La domanda che sorge spontanea è se Il percorso di mediazione sia da intendersi volontario o obbligatorio nel caso in cui  nella vertenza siano coinvolti figli minorenni ?

L’unico significato plausibile, è che i coniugi debbano rivolgersi ad un mediatore familiare, almeno per iniziare il percorso di mediazione; manca la previsione che il giudice possa trarre argomento di prova dal fatto che una delle parti non abbia voluto presentarsi dal mediatore” e conclude con una nota di carattere economico “resta comunque il problema che tale passaggio, importante per le riferite ragioni, aumenterà i costi di separazione, anche perché esso non è alternativo al ricorso all’avvocato, ma propedeutico (art. 4, co. 5 e co. 8).

Anche per per l’Avvocato Francesca Lisbona del Foro di Milano,

legale di riferimento di alcuni personaggi del mondo dello spettacolo: si vuole: creare finalmente uno strumento teso a garantire ai figli di poter trascorrere equamente il proprio tempo con entrambi i genitori; eliminare la corresponsione dell’ assegno di mantenimento al genitore collocatario, istituendo il cd. mantenimento diretto e rendere obbligatorio l’esperimento del tentativo preliminare della mediazione e l’istituzione di figure tese a dirimere le controversie tra i coniugi”.

E’ evidente il pregio di tali innovazioni in quanto tese alla tutela del rapporto genitore – figlio e alla riduzione del conflitto tra i genitori con indubitabili effetti positivi sulla prole.

Allo stesso tempo è però necessario tenere nella debita considerazione gli aspetti critici sottesi al perseguimento dei predetti obiettivi.

Bisognerà valutare con attenzione se la suddivisione paritetica della permanenza del figlio presso ciascun genitore

(il disegno di legge prevede un tempo di permanenza minimo col genitore non collocatario di almeno 12 giorni, a fronte degli attuali 6/8 giorni) potrà effettivamente avere effetti positivi sul figlio che dovrà abituarsi a due diversi metodi educativi e probabilmente a due differenti cerchie di amicizie con probabili squilibri e difficoltà.

A ciò si aggiunga che il mantenimento diretto potrebbe, anziché ridurre,  accrescere le discussioni tra i genitori che potrebbero avere visioni differenti circa le necessità dei figli.

E’ vero che il disegno di legge prevede la predisposizione di un piano genitoriale le cui linee guida e le cui caratteristiche non vengono indicate e quindi sarà necessario esplicitarle chiaramente onde evitare ulteriori elementi di discussione e di fraintendimento.

Un certo scetticismo deriva poi dall’introduzione dell’obbligatorietà del tentativo di mediazione che, sovente, viene esperito al mero fine di non incorrere in eventuali sanzioni e senza la benchè minima volontà di addivenire ad un accordo.

È quindi evidente che ci dovrà essere un grande lavoro di perfezionamento e di analisi che consenta di perseguire realmente i meritevoli obiettivi che si prefigge il disegno di legge, focalizzandosi sempre sull’interesse primario della prole.

La visione d’insieme lascia immediatamente presagire che la materia potrà essere argomento di scontro in Parlamento e pare evidente che gli interessi in gioco siano enormi.

Guelfi e Ghibellini sono già all’opera e noi non possiamo che augurarci che la bigenitorialità proceda il suo cammino verso una strada migliore

Del resto questo già accade nelle nazioni europee maggiormente evolute in tema di affidi.

L’augurio è che il ddl non arrivi alla fine del suo percorso completamente fagocitato da interessi diversi da quelli di bigenitorialità nostante alcuni continuino a sostenere che «bigenitorialità non significa parità di tempo»